Ultimamente mi ritrovo sempre più spesso a rileggere e rilanciare dei miei post di qualche tempo fa, non perché non mi venga in mente niente di nuovo ma come conseguenza di uno degli effetti più palesi della pandemia: l’accelerazione di fenomeni che erano già in movimento da tempo.
Sicuramente in molti di questi post ho parlato del fatto che anche nel Digital non si possono costruire delle case senza avere messo prima le fondamenta e mai come ora questo risulta fondamentale rispetto ad almeno 3 capacità necessarie, che riassumo attraverso un bel po’ di “autocitazioni” che recuperano dei pensieri del passato più o meno recente.
A volte i dati citati possono fare sorridere oggi ma anche nei post più vecchi si possono cogliere gli indizi di ciò che oggi è ovvio, e per questo mi piace citarli.
CAPACITÀ DI ADATTARSI
La capacità di adattamento è fondamentale e per essere adattabili occorrono investimenti non banali, in anticipo sui tempi e con un’ottica che permetta di superare i gap accumulati, incluso il debito tecnico.

Per questo, i leader del Digital Business hanno un senso di urgenza nel definire una visione tecnologica adeguata al futuro, assumendo una prospettiva outside-in, ossessionata dal cliente e non vincolata dai limiti delle infrastrutture esistenti, anche perché chi cambia velocemente cresce più degli altri.

Il concetto di ecosistema in tal senso è cruciale, perché essere dipendenti da un solo canale, prodotto o strategia può trasformarsi in un attimo in un grosso problema quando fino a pochi mesi prima (o giorni, con la Pandemia?) era un motivo di leadership.
Senza contare che l’economia delle piattaforme è già al centro sia delle sfide dell’intelligenza artificiale sia nei mercati più evoluti come la Cina.
CAPACITÀ DI DIFFERENZIARSI
Uno dei grandi pericoli della fascinazione da Digital, anche ben prima della pandemia, è il rischio di seguire le mode invece che cercare di capire che cosa è veramente di valore per i propri consumatori e per la propria azienda.

Più poi aumenta la pressione alla trasformazione e più c’è il pericolo di una “digitalizzazione selvaggia“, dove il rischio di disillusione dopo investimenti anche ingenti è molto elevato, così come quello della “Digital Sameness” dove tutti fanno le stesse cose e quindi non si crea reale vantaggio competitivo.
Il vero valore della tecnologia invece emerge quando la si usa in modo specifico per servire le persone cui si rivolge, siano essi dipendenti o clienti.
CAPACITÀ DI LAVORARE IN SQUADRA
Chi si occupa di trasformazione digitale oggi è una persona di relazione, non certo un nerd, e già nel 2016 emergevano le necessità di soft skill che oggi tutti giustamente predicano.
Sono tanti gli ambiti in cui l’organizzazione diventa il peggior nemico dei nuovi CXO, dall’omnichannel alla gestione del dato analitico passando per l’execution dei programmi di marketing.
Più in generale, l’allineamento di tutte le persone attorno a degli obiettivi chiari è una chiave fondamentale in tempo di remote working forzato e continuerà ad esserlo quando finalmente l’emergenza sarà alle spalle.
Alla fine per molti versi, come scrivevo provocatoriamente tempo fa, la digital transformation è un fatto di lavorare meglio tutti assieme.

Potrei citare molti altri post dove trovare temi attuali, non per straordinaria preveggenza ma per vissuto quotidiano e buone letture.
Mi fermo a questi solo per evidenziare, se mai ce ne fosse stato bisogno, che la trasformazione digitale e di business è un viaggio lungo che si deve affrontare preparati, cogliendo i segnali per tempo senza aspettare un evento traumatico come la pandemia.
Questo anno e mezzo drammatico ci sarà di insegnamento?
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