Nel 2013 scrissi un post dal titolo “il peggior nemico del digital cmo? Spesso l’organizzazione aziendale (almeno per com’è fatta ora)” e a fine 2017, con 4 anni di storia in più, ne avevo fatta una versione aggiornata.

Sono passati altri 4 anni, e quindi è il momento giusto per aggiornare di nuovo questo pensiero.

La madre di tutti i dolori (ed opportunità)

Ebbene sì, ancora lei: l’organizzazione aziendale è la madre di tutti i temi legati al digitale.

Qualcosa però si muove, complice anche la pandemia, che ha reso la trasformazione digitale e di business un argomento cruciale.

Fonte: RedHat

Partiamo dal puro ambito tecnologico: entro il 2022, IDC ritiene che il 30% delle imprese combinerà i ruoli del #CIO, #CDO, #CTO e dei responsabili dell’innovazione in un unico nuovo ruolo di leadership tecnologica che riporterà all’amministratore delegato.

Il ruolo del chief digital officier è nato per favorire il processo di evangelizzazione digitale nelle aziende per arrivare oggi a trasformare l’IT in un’organizzazione digitale, con la consapevolezza che il digitale è il business stesso, con un crescente tasso di adozione tecnologica.

Fonte: Accenture Research

Infatti, se il marketing è diventato inevitabilmente digital (pensate al Marketing Technologist) ora la contaminazione tocca sempre più anche hr, finance, supply chain e in definitiva tutta l’azienda.

La cultura del digital, dei team, dell’abbattimento dei silos inizia per fortuna ad essere presente ma non è ancora matura.

In caso di dubbi, vi basterà interrogare le grandi organizzazioni a proposito delle linee di riporto di chi porti nel nome un attributo “digital” e il numero e la distribuzione di queste persone nell’organigramma per capire che in pochi casi troverete una situazione uguale all’altra.

Fare davvero trasformazione con il digitale

Le organizzazioni digitalmente mature sono anche molto più propense ad affrontare la trasformazione digitale in modo strategico e collocare la trasformazione digitale al centro della loro strategia.

Fonte: Deloitte Insight

Anche le imprese italiane stanno iniziando ad assumere persone che vengono da percorsi in realtà specialistiche, soprattutto nella sfera dell’e-commerce e della comunicazione digitale

Purtroppo la consapevolezza di avere bisogno di competenze anche ad un livello più diffuso però non cresce abbastanza, e ciò diventa piuttosto evidente quando si passa da un livello medio di responsabilità verticale, dove oggi di solito c’è quantomeno uno specialista, al livello strategico e dirigenziale in cui vedo ancora un gap nelle capacità digitali che che sono oggi richieste a questi ruoli.

Questo si traduce nella pratica ancora oggi in una certa attenzione alle mode digitali, come già diversi anni fa, e in scelte che sono più orientate alla tecnologia fine a se stessa invece che al cliente e a una reale differenziazione competitiva.

Infine, c’è grande attenzione formale verso l’innovazione in senso generale ma ancora oggi si fatica spesso a realizzare che non è solo disruption ma anche capacità di crescere su quanto già esiste.

E che la notiziabilità è solo un elemento dell’equazione.

E quindi?

I dolori del (giovane in spirito) CxO Digitale non sono ancora finiti, ma le opportunità non mancano, grazie anche alla spinta data dalla pandemia che ha accelerato molti fenomeni che erano già in movimento e i relativi investimenti.

Fonte: Deloitte Insight

Che cosa succede o succederà però quando si tornerà ad una progressiva compresenza di diversi canali e ambiti? Il rischio è un repentino cambio di focus sul modo di fare precedente, come reazione ai conflitti interni tra un mondo digitale che ha guadagnato improvvisamente terreno e altri ambiti che se ne sentono minacciati o che comunque hanno bisogno di supporto per ripartire.

La chiave dunque è quella di essere un facilitatore di un cambiamento diffuso, con obiettivi condivisi e ben comunicati, sia rispetto ai clienti finale che nell’ambito dell’employee experience (altro tema in maturazione crescente).

Infatti, ricordate sempre che la tecnologia risolve i problemi se viene usata per affrontare le giuste questioni, mette al centro le persone e se ci sono le condizioni adatte a supporto. Viceversa, più sono sofisticati gli strumenti e più essi tireranno fuori in modo impietoso i limiti sui dati disponibili, sulle difficoltà operative, sull’inadeguatezza delle infrastrutture tecnologiche preesistenti e sulla mancanza di obiettivi chiari.

Una grande opportunità e anche una responsabilità non da poco.