Questi mesi duri e particolari che stiamo vivendo hanno cambiato molto sia le nostre vite sia il modo in cui le nostre aziende lavorano e si relazionano con il cliente.

Tuttavia, come scrivevo a gennaio immaginando il 2020 prima che si scatenasse questa tempesta, per la maggior parte dei casi ci troviamo a lavorare su temi che si profilavano già da (molto) tempo e quindi dobbiamo vedere questo maledetto Covid come un acceleratore di fenomeni, non come il loro creatore.

Per tale motivo nel trarre degli elementi positivi da questo dramma non dobbiamo perdere di vista la logica di insieme, anche mentre ci muoviamo (giustamente) a vista nelle sfide di ogni giorno.

Digital selvaggio vs vera trasformazione: è il momento di osare ma con una regia

Tutto ora deve diventare “Digital”! Non è sulla carta una cattiva notizia per chi si occupa di questi temi ma bisogna fare molta attenzione alla governance (altro tema non proprio nuovo).

Infatti, è probabile e anche comprensibile che tutti in azienda e fuori si buttino sulla creazione di iniziative “fai da te” dove, magari con le migliori intenzioni, si prendono fornitori e si tentano strade che non tengono conto di che cosa si ha già in casa e della maturità della propria organizzazione.

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Questo invece è il momento di abbracciare una trasformazione in cui si costruiscano e si comunichino obiettivi chiari cui tutti ci possiamo attenere, lavorando in modo coordinato senza che nessuno voglia “prendere tutta la torta” o corra da solo.

Per contro, certi vincoli psicologici al cambiamento e alla sperimentazione sono caduti naturalmente sotto i colpi della pandemia e per questo è più facile portare anche i più restii a fare delle cose nuove, purché si sentano coinvolti e ne capiscano il senso.

Progettare cambiamenti che si innestino nell’organizzazione per il “dopo”

Nell’emergenza molto del focus è concentrato sul canale digitale che, pur con le difficoltà del caso, probabilmente è l’unico che non si è davvero mai fermato.

Ma che cosa succede o succederà quando si torna ad una progressiva compresenza di diversi canali e ambiti? Il rischio è un repentino cambio di focus sul modo di fare precedente, come reazione ai conflitti interni tra un mondo digitale che ha guadagnato improvvisamente terreno e altri ambiti che se ne sentono minacciati o che comunque hanno bisogno di supporto per ripartire.

Se non si è lavorato bene sugli obiettivi e su un approccio collaborativo e omnichannel la ripresa potrebbe quindi essere più dolorosa e inefficiente dello stop, mentre occorre un approccio sistematico all’innovazione.

Diventare (davvero) agili e adattivi

Nell’emergenza si è improvvisamente reso chiaro il divario tra le strutture che sono agili e adattabili e quelle che non lo sono, sia tra i dipartimenti interni che tra competitor.

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Riprendendo il post di inizio anno che citavo all’inizio un punto di attenzione comune a piccole e grandi imprese è la modernizzazione e il consolidamento delle infrastrutture informatiche core, senza le quali non si può costruire ed eseguire una piena ed efficace trasformazione. Si tratta di investimenti anche importanti ma che fanno oggi la differenza tra chi riesce a cambiare e chi viene paralizzato.

Per essere poi davvero adattivi le sfide sono però in larga parte organizzative e più ancora che il coinvolgimento dei vertici aziendali riguardano il lavoro corale di tutta la struttura e il coinvolgimento dei dipendenti in tutti i processi.

Per mettere insieme questi due aspetti, le figure di innovation hanno sempre più necessità di possedere delle skill soft unite a quelle tecnologiche e di avere un compito di change management e di selezione delle soluzioni sui cui accompagnano le altre funzioni aziendali.

Su tutto questo si potrebbe scrivere più di un libro (io sono riuscito a scriverne uno intero già solo guardando le cose dal taglio della marketing technology!), il mio messaggio però nello spazio ristretto di un post è quello di non perdere l’occasione creata dal momento particolare e drammatico in cui siamo.

Fare esclusivamente “digital tattico” non potrà essere fonte di vantaggio nel medio periodo (la tecnologia da sola non è mai la risposta) così come non lo sarà di certo tornare al più presto allo status quo.

In una crisi senza precedenti recenti come questa non c’è margine per non decidere di cambiare.

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