Complice il cattivo tempo, ho seguito nel weekend la polemica che si è generata a partire da un video motivazionale che ha diviso le schiere dei commentatori su Facebook e su Linkedin, non senza creare secondo me spunti interessanti come questo o questo oppure questo.

Sgombero subito il campo: come scrivevo in uno dei miei commenti a questo dibattito non ho mai avuto eccessiva simpatia per chi si pone come guru di un tema, sia esso il webmarketing o la PNL, con la proposizione che può cambiarti la vita in 10 minuti. Allo stesso tempo però, come notavano ben prima di me altre persone durante il weekend, rispetto coloro che fanno professionalmente questo genere di contenuti in quanto non lasciano nulla al caso e, partendo da reali competenze, creano poi un prodotto concentrato e adatto ad essere venduto e monetizzato. Chi non lo capisce ovviamente si scaglia contro questa semplificazione e limita tutto alla polemica, senza vedere il modello di business che c’è dietro, al di là che piaccia o meno.

Ergo: non è mia intenzione criticare Marco Montemagno come personaggio e come imprenditore e questo post non è su di lui. Scriverò invece di alcuni spunti che questa discussione mi offre.

IL VERO PUNTO: COME SI CREA DAVVERO COMPETENZA NEL SETTORE DEL DIGITALE?

Il nostro paese per molti versi si sta digitalizzando, non da oggi e forse più velocemente di quanto comprendiamo, sicuramente con un passo ben più rapido di come matura il nostro mercato professionale.

Questo ha portato ad una crescita dell’interesse per posizioni legate al Digital, anche al’interno delle aziende, e alla conseguente avanzata di nuovi “esperti” che si vogliono porre alla guida delle aree incaricate di occuparsi di questi fenomeni.

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la sfida del digital oggi: la complessità!

Il problema è che queste persone arrivano alle tematiche digitali avendo saltato a piedi pari tutta la fase di studio e comprensione di questi strumenti che si è resa necessaria a chi ha iniziato molti anni prima e questo avviene in un momento storico in cui le cose si complicano invece che semplificarsi.

Che cosa c’entra tutto questo con i video in questione? Beh, il messaggio che la motivazione sia ciò che serva ben prima della tecnica e della conoscenza non è molto coerente con la necessità di avere persone che si prendano il tempo per sviluppare una seria consapevolezza dei nuovi ecosistemi digitali per poi guidare le loro organizzazioni al successo, non solo cavalcando l’ultimo hype del momento. Ci sono poi altri tratti di quanto descritto nel video che invece sono maggiormente condivisibili ma non è del contenuto o del personaggio che voglio parlare, quanto delle implicazioni che emergono dal dibattito.

CHE COSA DIREBBE UN SOCIOLOGO DEL NUOVO POPULISMO DIGITALE?

“Sventurato quel popolo che ha bisogno di eroi”

Bertold Brecht

Una grande notizia che trapela da tanta polemica è che ormai il digitale è percepito come elemento strategico. Non si spiega altrimenti la fenomenologia di queste forme di motivazione o certe iniziative benedette (solo?) dalla politica come i Digital Champions.

La cattiva notizia invece è che, come sta diventando tipico in Italia, la ricerca dell’attenzione passa per toni alti, semplificati, spesso polemici e, ebbene sì diciamolo, un po’ populisti. In altri termini, la rilevanza mediatica passa per una brutale compressione della profondità del contenuto a favore di un numero più ampio di persone da ingaggiare sul tema, tramite pochi e ben visibili personaggi di spicco (appunto degli “eroi”).

Per chi lavora e suda in questi ambiti da anni e anni ovviamente questo è poco accettabile: il vero punto però rischia di perdersi se rimaniamo all’interno del piccolo recinto di invidie e gelosie tra chi ricerca la sua più o meno meritata visibilità.

I professionisti del digital infatti non dovrebbero perdere il loro tempo a dividersi in club e fazioni ma dovrebbero fare squadra e, perché no, lobby per imporre degli standard qualitativi ad un settore cruciale per l’economia e anche per un progresso sano della società che dai nuovi strumenti viene inevitabilmente modificata ed influenzata.

In altri contesti ci si pone seriamente il tema di far crescere la conoscenza e la preparazione, mentre da noi anche capacità basilari come la scrittura sono in declino e le energie invece si consumano dietro le sfide fra pochi visibili eletti, purtroppo non sempre nemmeno all’altezza della situazione (ne ho visti tanti negli ultimissimi anni in contesti anche prestigiosi) se non per quanto riguarda la grandezza dell’ego, sia esso espresso tra le mura delle aziende o anche davanti a platee più ampie.

Sicuramente una trasformazione digitale deve essere anche comunicata, come ho scritto anche recentemente, ma non si fa solo a parole e deve coinvolgere tutti e non solo pochi “speaker di professione”.

Un ultima nota a tutti gli amici che si occupano di questi temi oggi: il nostro è sempre più un mestiere di relazione, essere faziosi e polemici non ci gioverà a molto!