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Il Blog di Gianluigi Zarantonello. Strategia, digital transformation, tecnologia e marketing nell'ecosistema digitale

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Il cloud non è (solo) un fatto di costi, è un tema di cambiamento

Il cloud non è un tema tecnologico.

Il cloud non è un tema di risparmio dei costi.

Il cloud è un tema di trasformazione aziendale verso una maggiore agilità.

Prendo spunto da questa infografica dell’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano per mettere assieme alcuni stimoli raccolti in varie situazioni nell’ultimo mese. Continua a leggere “Il cloud non è (solo) un fatto di costi, è un tema di cambiamento”

Tutti pazzi (ma proprio pazzi) per la rete? Tra guru e polemiche, facciamo crescere la competenza!

Complice il cattivo tempo, ho seguito nel weekend la polemica che si è generata a partire da un video motivazionale che ha diviso le schiere dei commentatori su Facebook e su Linkedin, non senza creare secondo me spunti interessanti come questo o questo oppure questo.

Sgombero subito il campo: come scrivevo in uno dei miei commenti a questo dibattito non ho mai avuto eccessiva simpatia per chi si pone come guru di un tema, sia esso il webmarketing o la PNL, con la proposizione che può cambiarti la vita in 10 minuti. Allo stesso tempo però, come notavano ben prima di me altre persone durante il weekend, rispetto coloro che fanno professionalmente questo genere di contenuti in quanto non lasciano nulla al caso e, partendo da reali competenze, creano poi un prodotto concentrato e adatto ad essere venduto e monetizzato. Chi non lo capisce ovviamente si scaglia contro questa semplificazione e limita tutto alla polemica, senza vedere il modello di business che c’è dietro, al di là che piaccia o meno.

Ergo: non è mia intenzione criticare Marco Montemagno come personaggio e come imprenditore e questo post non è su di lui. Scriverò invece di alcuni spunti che questa discussione mi offre. Continua a leggere “Tutti pazzi (ma proprio pazzi) per la rete? Tra guru e polemiche, facciamo crescere la competenza!”

Gli specialisti del web 2.0, gente sull’orlo del caos (in senso fisico)?

Ogni giorno che passa rende sempre più evidente il fatto che il web sia un ambiente ad alto tasso di complessità, per altro con un livello sempre crescente.

I social media, il peer to peer, il lavoro collaborativo e spontaneo sono fenomeni difficili da sintetizzare, schematizzare e, naturalmente, governare.
Ne avevo parlato già tempo fa, il web 2.0 si adatta molto bene alla teoria della complessità e ai suoi 7 principi: le connessioni danno risultati superiori a quelli dei singoli noti sommati, vi sono fenomeni di autorganizzazione e l’impossibilità della previsione è di fatto una regola.

Un esempio di frattale
Un esempio di frattale

Come può dunque un professionista del settore governare questo magma e quali sono le doti che gli sono richieste? Beh intanto a chi lavora sul web sul piano strategico è chiesta una visione sempre più ampia e ‘umanistica’: costruzione di relazioni, scelta di linguaggi e creazione di progetti multicanale.

Credo però che la dote più particolare e difficile sia la capacità di muoversi lungo quel sottile crinale che si chiama orlo del caos: tutti i sistemi viventi evolvono quando si trovano in uno stato di confine tra il caos e l’ordine, troppo caos provoca la disintegrazione, troppo ordine la fossilizzazione. Per il web 2.0 il ragionamento non può essere diverso: se un sito o una tecnologia non consente nessuna variazione e sperimentazione agli utenti presto muore, così come un sistema senza nessun tipo di regola è destinato a disintegrarsi. Le API ad esempio sono un trampolino verso lo sviluppo ma conservano però al loro interno una base essenziale di regole che impediscono la disintegrazione.
Questo movimento sulla soglia del limite richiede grande flessibilità, sicurezza nella visione ma anche capacità di riscrivere in volo le regole: come un frattale il web 2.0 è ricco di sistemi basilarmente abbastanza semplici (qual è, ad esempio, Facebook) che riescono a moltiplicarsi e complicarsi all’infinito sulla scia di semplici e banali regole.
Il web dunque non è cosa così banale come si pensa e lo testimonia lo stesso colosso Google, dove la matematica e la logica ad altissimo livello vengono ben prima della programmazione (Brin, uno dei due fondatori, è un grandissimo matematico).

Le aziende saranno in grado di percepire a pieno questa complessità, affidando questo delicato settore a professionisti specializzati e preparati? O continueranno a confondere la rete con un grande bazar del tutto gratis, da gestire con “le risorse che ci sono in casa”?
Dare una risposta del tutto positiva per adesso sembra alquanto…complesso!

Che ne pensate?

Il web 2.0 e i 7 principi della complessità

Negli ultimi mesi il concetto di Web 2.0 è diventato ormai noto anche ai non addetti al settore e viene usato, più o meno a sproposito, dai media quasi tutti i giorni.

Questa evoluzione tecnologica e sociale del web, reso più accessibile e facile da usare a tutti gli utenti, ne ha causato anche un aumento della sua complessità, già latente, per chi ne fa un uso professionale.

Un esempio di frattale
Un esempio di frattale

Infatti si stanno facendo sempre più largo le attività e i contenuti generati dagli utenti e il mezzo, già di suo interattivo, vede sfumare sempre di più la differenza tra editore professionale e semplice appassionato, con tutti i pro e i contro del caso.

Per questo recentemente mentre leggevo il libro Viaggio nella complessità” di De Toni e Comello, ho provato ad applicare alle nuove tendenze di Internet i 7 principi della complessità ed ho visto che questi ultimi possono descrivere molto bene il fenomeno del web 2.0.

Si tratta, a mio avviso, di un esercizio interessante perché evidenzia come il web si sia evoluto verso un sempre maggiore grado di complessità, in linea con la società, l’economia e la scienza moderna.

Vediamo dunque il parallelo con i diversi principi.

1) Auto-organizzazione: il principio postula la comparsa spontanea di ordine in sistemi con un’organizzazione chiusa ma aperti comunque verso l’esterno.

L’esempio classico è uno stormo di uccelli che vola in formazione, sul web invece possiamo applicare il principio ai motori di ricerca “umani” come Wikipedia o Yahoo Answer dove gli utenti, all’interno di un sito chiuso, sulla base di semplici regole si danno un’organizzazione che crea qualcosa di molto articolato sebbene di fatto spontaneo.

2) Orlo del caos: tutti i sistemi viventi evolvono quando si trovano in uno stato di confine tra il caos e l’ordine, troppo caos provoca la disintegrazione, troppo ordine la fossilizzazione.

Per il web 2.0 il ragionamento non può essere diverso: se un sito o una tecnologia non consente nessuna variazione e sperimentazione agli utenti presto muore, così come un sistema senza nessun tipo di regola è destinato a disintegrarsi.

Per questo ad esempio esistono le API o i codici sorgenti dell’open source, che consentono di spingersi sempre più avanti ma che sono gestiti da gruppi più o meno ampi  quando devono essere messe a disposizione di tutti in modo da applicare solo quelle novità che portano un reale beneficio e da indirizzare il lavoro verso le soluzioni davvero utili.

3) Principio ologrammatico: il tutto è in una parte, la parte è nel tutto. Ciò è quanto mai vero nei social network e nei siti che consentono di condividere informazioni o file, dove il contributo individuale (ad es. una voce in Wikipedia) acquista piena importanza solo all’interno della community e dove allo stesso tempo il sito contenitore ha senso e funziona solo grazie a tutte le piccole parti che lo compongono e che appaiono all’esterno come un insieme unico.

4) Impossibilità della previsione: sembra anche qui chiaro che in un contesto dove sono gli utenti a creare la maggior parte dei contenuti e del valore aggiunto è di fatto impossibile prevedere tutti gli usi del servizio che si va erogando.

Per fare un esempio concreto, nel progettare un social network si possono prevedere una serie di funzioni ma poi bisogna essere pronti a capire e gestire tutti gli usi imprevisti dello strumento che gli utenti adottano e che possono diventare poi la killer application dell’intero sistema, imprevedibile finché le persone non iniziano a interagire fra loro.

5) Potere delle connessioni: il tutto è maggiore della somma delle sue parti. Nel Web 2.0 questo è particolarmente vero dato che le relazioni e gli interscambi che le persone attuano fra loro portano ad un risultato finale superiore ad un’addizione dei singoli contributi.

Una cosa vera per tutte le relazioni ma che sul web, grazie all’enorme bacino disponibile e all’aiuto della tecnologia, porta ad un’accelerazione notevole del fenomeno.

6) Causalità circolare: nei sistemi complessi la causa genera l’effetto che retroagisce di nuovo sulla causa in modo circolare.

Per quanto riguarda il web possiamo individuare questa situazione in qualsiasi nuovo servizio a carattere relazionale dove la tecnologia genera degli usi sociale del mezzo comportando delle modifiche della tecnologia che di nuovo agiscono sui modi d’uso in processo circolare.

7) Apprendimento try&learn: in un contesto complesso l’unico modo di apprendere è quello che procede per tentativi. In un mondo dinamico come quello dell’online moderno gli stessi professionisti del settore si trovano continuamente davanti a sfide e comportamenti che impongono un modo di procedere fatto di prove, che in combinazione con gli altri principi portano alla continua e veloce evoluzione di Internet.

Questa, in estrema sintesi, può essere la lettura del nuovo web 2.0 alla luce della teoria della complessità, il discorso naturalmente potrebbe essere approfondito moltissimo ma questo vuole essere solo un breve spunto di riflessione.

A mio modo di vedere in ogni caso questa modalità sociale, interconnessa ed emergente di vivere Internet valorizza ancora un volta la complessità del reale, confermandoci che le leggi deterministiche, pur nel loro valore, non sono sufficienti a spiegare compiutamente tutti i fenomeni.

In più tutto ciò è l’ennesima conferma del fatto che sono le relazioni a creare e far evolvere la società umana, i mass media classici, dove lo spazio di relazione e interazione era minimo, non possono minimamente competere in velocità con un mezzo dove l’innovazione avviene dal basso attraverso milioni di piccoli contributi.

Direi che c’è di che riflettere.

Gianluigi Zarantonello

Viaggio nella complessità

Viaggio nella complessità è un libro di Alberto Felice De Toni e di Luca Comello uscito nel 2007 presso l’editore Marsilio di Venezia.

I due autori, dopo il successo del libro Prede o Ragni, tornano sullo studio e l’interpretazione  della complessità, indagata nella scienza, nel management e nella vita di tutti giorni, con un volume agile ma sempre ricco di spunti.

I due autori conducono dunque il lettore in un viaggio che in primo momento si svolge attraverso il tempo: nel corso del ‘900 infatti la complessità è emersa in tutta la sua affascinante forza che ha rimesso in discussione la scienza classica di Newton introducendo gli elementi dell’incertezza, della casualità e del caos.

Da Von Neumann e Wiener a Von Bertalanffy da Lorentz (noto al grande pubblico per l’effetto farfalla”) fino al premio Nobel Prigogine passando per gli scienziati della Scuola di Santa Fe il libro consente di farsi un’idea dell’evoluzione del pensiero scientifico sulla complessità.

De Toni e Comello, alla luce di questo patrimonio, affrontano poi i sette principi della teoria della complessità: auto-organizzazione, orlo del caos, principio ologrammatico, impossibilità della previsione, potere delle connessioni, causalità circolare, apprendimento try&learn.

E’ bene precisare che questi concetti, così come molti altri citati in seguito, non posso essere adeguatamente spiegati in così poco spazio ma meritano davvero una lettura in quanto coinvolgono degli ambiti vastissimi e permettono una visione alternativa di molti settori.

Lo spazio dedicato alla scienza nel libro non è casuale, in quanto il pensiero scientifico classico, tendente al riduzionismo e alle leggi certe, influenza fortemente il nostro modo di concepire la vita, ma il volume presenta in ogni caso un approccio largamente multidisciplinare.

I sette principi della complessità trovano dunque un’applicazione nelle organizzazioni e nel management: l’auto-organizzazione mantiene il suo nome, l’orlo del caos diventa “disorganizzazione creativa”, il principio ologrammatico “condivisione”, l’impossibilità della previsione “flessibilità strategica”, il potere delle connessioni “network organization”, causalità circolare “circoli virtuosi” ed infine apprendimento try&learn “learnin organization”.

Alla luce di questi principi e attraverso un discorso sull’evoluzione del management da un modello tradizionale a quello legato alla complessità, i due autori infine postulano le tre leggi delle organizzazioni complesse: la legge dell’apertura, la legge della flessibilità e la legge dell’equilibrio dinamico tra continuità e discontinuità.

Il viaggio però non si ferma all’ambito manageriale ma nella seconda parte entra nel tema della complessità del reale attraverso un approccio filosofico, quello del pensiero cinese.

Gli autori precisano subito che non viene proposta una contrapposizione con il pensiero occidentale per determinare la superiorità dell’uno o dell’altro bensì per trovare una sintesi tra i punti di forza di entrambi.

Il pensiero cinese parte da presupposti molto diversi rispetto a quello che ha influenzato la nostra cultura: infatti viene ricercato un successo “facile” dove non si tenta di plasmare il mondo ma di adattarsi ad esso, cogliendo le possibilità senza un modello predefinito a priori ma con un processo creato in itinere e schematizzabile solo ex-post.

Ciò operativamente comporta una strategia improntata ad una modalità emergente (e non precostituita) dove si agisce per assecondare e co-orientare la realtà e non per forzarla a divenire come da noi pensato.

Come si può dunque intuire da queste poche righe, di certo non esaustive, il volume di De Toni e Comello è molto ricco di contenuti ed un ottimo strumento per iniziare ad esplorare il tema della complessità, anche perché è estremamente leggibile è scritto in modo chiaro ed accessibile.

Si tratta quindi di un viaggio che vale davvero la pena di intraprendere.

SCHEDA DEL LIBRO

Autori: De Toni Alberto F., Comello Luca
Editore:
Marsilio
Anno:
2007
pp.
112
ISBN:
8831793586
Euro 14,00


Prede o ragni. Uomini e organizzazioni nella ragnatela della complessità

Prede o ragni. Uomini e organizzazioni nella ragnatela della complessità è un libro di Alberto Felice De Toni e di Luca Comello uscito nel 2005 presso la UTET di Torino.

E’ bene premettere subito che riuscire a riassumere in una breve recensione tutta la ricchezza e gli spunti di un libro di oltre 500 pagine fitte di riflessioni è un’impresa praticamente impossibile.
Di sicuro però si può rendere l’interesse assoluto del volume e dell’argomento che ne è al centro: la complessità, nella vita e nel management.

Il libro presenta un approccio multidisciplinare, infatti per spiegare la complessità fa riferimento prima di tutto alle teorie scientifiche riguardanti i sistemi complessi per poi attraversare i campi della filosofia e del management, tale approccio nasce dal fatto che l’argomento del volume tocca tutti gli aspetti della vita umana.

Prede o ragni si divide in quattro parti per 21 capitoli totali: la prima di queste sezioni è intitolata “Dalla scienza classica alla teoria della complessità”, qui gli autori guidano il lettore in un prezioso viaggio (uno dei capitoli di questa parte si intitola “un percorso fra i giganti”) nell’evoluzione delle teorie scientifiche da Newton a Prigogine (premio nobel che ha dato inizio alla studio della complessità).
Questo spazio dedicato alla scienza non è casuale, in quanto il pensiero scientifico classico, tendente al riduzionismo e alle leggi certe, influenza fortemente il nostro modo di concepire la vita ed anche il management, dunque approfondire le teorie sulla complessità è fondamentale per mutare ed integrare il nostro punto di vista.

La seconda parte del libro affronta i sette principi della teoria della complessità: auto-organizzazione, orlo del caos, principio ologrammatico, impossibilità della previsione, potere delle connessioni, causalità circolare, apprendimento try&learn.
Naturalmente in uno spazio come questo non è possibile riassumere il contenuto dei concetti, tutti assolutamente affascinanti, ne citiamo dunque uno per tutti, il secondo, l’orlo del caos, dal quale emerge che solo da uno stadio intermedio tra pieno ordine e pieno disordine può nascere l’evoluzione.

La terza parte porta il focus del discorso sul management, evidenziando l’evoluzione da un modello tradizionale a quello legato alla complessità.
Dopo aver trattato i temi di economia e complessità nel loro insieme il libro si addentra nella descrizione di una nuova concezione complessa del management.

La quarta parte infine applica i sette principi della complessità al management, trattandone uno per capitolo.
L’auto-organizzazione mantiene dunque il suo nome, l’orlo del caos diventa “disorganizzazione creativa”, il principio ologrammatico “condivisione”, l’impossibilità della previsione “flessibilità strategica”, il potere delle connessioni “network organization”, causalità circolare “circoli virtuosi” ed infine apprendimento try&learn “learnin organization”.

Come si può intuire da queste poche righe dunque il volume di De Toni e Comello è davvero ricchissimo di contenuti, tuttavia è bene dire che il libro è estremamente leggibile in quanto è scritto in modo chiaro ed accessibile anche quando tocca gli aspetti più complessi.
Ogni capitolo di Prede o ragni inoltre è chiuso da una breve scheda riassuntiva che permette di ricapitolare il contenuto centrale in poche righe.
In conclusione il libro è davvero per tutti, in quanto come è scritto nella quarta di copertina “Prede o ragni si rivolge a coloro che hanno il coraggio di accettare la sfida della complessità, con l’auspicio che immaginazione e creatività consentano loro di vincerla: il futuro appartiene a chi sa immaginarlo”.
La rete della complessità insomma esiste, si tratta quindi di decidere se viverla o subirla, ossia se essere prede o ragni.

GIANLUIGI ZARANTONELLO

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