Rivoluzione Retail. 10 principi per il commercio nell’era post-digitale” è un libro scritto da Philip Kotler e Giuseppe Stigliano, pubblicato da ROI Edizioni a marzo 2024.

Il testo segue altri libri del 2018 e del 2021 dei due autori e si propone come una guida pratica per affrontare le sfide del settore retail nell’era post-digitale, caratterizzata dall’iperconnessione, dalla volatilità del mercato e dall’evoluzione dei canali di vendita.

La formula ormai collaudata è quella di analizzare le varie tematiche attraverso dei principi, in questo caso dieci, suddivisi in due gruppi.

I PRINCIPI GENERALI

Quelli che vengono definiti principi generali nel libro sono tre:

  • Be Humbitious: combinare umiltà e ambizione per perseguire obiettivi audaci senza cadere nell’arroganza.
  • Be Purposeful: focalizzarsi su uno scopo aziendale elevato per generare fiducia e attrarre talenti.
  • Be Ambidextrous: integrare esplorazione e valorizzazione per mantenere agilità e flessibilità in un contesto in continuo cambiamento.

Volendo fare un breve commento, sicuramente il primo e il terzo hanno una caratteristica molto significativa nella nostra realtà di oggi, ossia il fatto che le aziende e le persone che ne fanno parte devono sapere agire su due velocità e due angolazioni diverse allo stesso momento. Noterete forse peraltro che questi link e molti altri che troverete lungo il commento non sono recenti: come sempre i trend partono da lontano e giungono a maturazione in un tempo che non è quello breve che ci appare quando di colpo diventano più di largo respiro.

Tornando al libro, mi piace in particolare il tema di essere ambidestri perché trovo che nell’innovazione e nella gestione aziendale di tutti i giorni non si debba per forza rivoluzionare tutto ogni volta ma che allo stesso tempo sia necessario porsi continuamente le domande corrette sul perché facciamo una certa cosa e come potrebbe essere innovata.

Il tema del purpose è un po’ più controverso, non tanto nella narrazione del libro quanto nell’evoluzione degli ultimi anni, al punto che ultimamente molte aziende hanno abbandonato le cause polarizzanti che davano loro una forte connotazione ma allo stesso tempo le esponevano a problemi con una parte o l’altra del proprio potenziale target.

Su questo ho trovato molto interessante il video che vi metto sotto, in ogni caso al di là delle forzature il fatto che l’azienda abbia dei valori di riferimento e un obiettivo chiaro e adeguatamente ben comunicato a tutti (anche relativo al profitto) resta importante.

Settati questi principi di natura più generale ce ne sono altri un po’ più specifici ma non meno interessanti e validi.

PRINCIPI SPECIFICI

Quei principi sono invece sette e possono essere riassunti come segue:

  • Be Onlife: riconoscere l’interconnessione tra mondo fisico e digitale, offrendo un’esperienza senza soluzione di continuità.
  • Be Personal: offrire prodotti, servizi ed esperienze personalizzate per il target di riferimento.
  • Be Human: bilanciare tecnologia e interazione umana per creare valore distintivo.
  • Be a Destination: trasformare il punto vendita in una destinazione desiderabile, sia fisica che virtuale.
  • Be Exponential: adottare strategie di crescita esponenziale per superare i concorrenti con approcci tradizionali.
  • Be Invisible: integrare la tecnologia in modo fluido e intuitivo nella vita quotidiana dei clienti.
  • Be Loyal: dare priorità alla fedeltà dei clienti, agendo nel loro interesse.

Anche qui, mentre vi rimando la lettura del libro per entrare nei particolari, mi piace fare qualche considerazione su alcuni di questi punti.

Il primo, quello sull’esperienza onlife, riprende un aspetto già espresso nel libro del 2021 a partire da un concetto di Luciano Floridi, che nella prefazione usa un’altra immagine efficace: l’habitat delle mangrovie, in cui la dicotomia tra acqua dolce e acqua salata non sussiste come problema, e si può prosperare anche quando le due si mischiano.

In questo continuo andirivieni che ci riguarda tutti, non possiamo pensare poi quando ci giriamo all’interno della nostra organizzazione di poter essere guidati da organigrammi e da costruzioni operative che invece sono segregate, e tantomeno possiamo pensare di avere una parte di innovazione più spinta completamente disgiunta dalle persone che lavorano sui temi più quotidiani.

Fonte: Chiefmartec.com

Anche tutti gli altri principi meriterebbero dello spazio di approfondimento, non a caso i due autori ci hanno scritto un libro 😀, per motivi di spazio mi limiterò a un commento del sesto e del nono.

Sul punto del be Human, io sono convinto che il ruolo di chi ha una competenza nella tecnologia sia quella di riportare alla dimensione più corretta lo strumento, che è sempre subordinato a obiettivo e persona, e credo anche che umanizzare la tecnologia sia uno degli ultimi grandi scopi di chi si occupa di digitale e/o di governance tecnologica in genere.

Sempre questo tipo di ruolo deve rendere sempre più invisibile e pervasiva la tecnologia in maniera che sia utile ai propri colleghi e ai clienti della propria azienda, senza che quasi si percepisca nell’ambito dell’esperienza che viene proposta.

Rispetto quindi al punto nove avevo addirittura parlato qualche tempo fa di Chief Disappearing Officer come esplosione dell’acronimo CDO e molto prima avevo anche detto che la nostra innovazione deve sempre stare in bilico tra i fuochi d’artificio e un’evoluzione silenziosa.

Ci sarebbe poi molto altro di cui parlare (ad esempio sull’organizzazione interna) ma per concludere posso dire che attraverso questi principi, Kotler e Stigliano offrono una visione strategica per navigare con successo nel panorama retail contemporaneo, coniugando innovazione tecnologica e centralità dell’esperienza umana nel processo di acquisto.

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