“I computer sono stupidi – forniscono solo risposte” (Pablo Picasso)

“I computer sono per le risposte, le persone per le domande” (Kevin Kelly)

Technology Vs. Humanity: The Coming Clash Between Man and Machine è un libro del futurologo Gerd Leonhard, uscito nel 2016.

Il volume si inserisce nel crescente e importante dibattito sulla competizione tra uomini e macchine nell’ambito del lavoro e della gestione del mondo e ho avuto il piacere di sentire di persona un intervento dell’autore durante il SAP Executive Forum del 2017.

In effetti il titolo del libro è inteso come una provocazione, non come un cupo presagio, visto che l’autore è di base sempre ottimista rispetto alla visione del futuro, di cui ha fatto la sua professione. Allo stesso tempo però Leonhard ammette che non è oggi sempre chiaro il confine tra dove finisce il lavoro dell’uomo e inizia quello della macchina, e tale limite incerto è alla base della riflessione necessaria a indirizzare in modo corretto il futuro.

Technology Vs. Humanity

Il libro è estremamente denso di concetti, spunti e riflessioni originali, per cui in una recensione non si può che evidenziare alcuni punti distintivi lasciando a una lettura personale la piena valorizzazione di questo contributo per la propria costruzione di consapevolezza sul nostro tempo.

Embrace the technology, but don’t become it

Uno dei primi punti per me rilevante è legato al fatto che la tecnologia negli ultimi 20 anni ha subito un processo di accelerazione esponenziale, mentre il modo di vivere delle persone si modifica in un modo più sequenziale. Tuttavia, molte dei nuovi temi emergenti, a partire dall’intelligenza artificiale o dalla genetica, hanno un potere di modificare l’essere umano in modo molto più radicale delle innovazioni delle precedenti rivoluzioni industriali.

Per questo l’autore lancia lo slogan “embrace the technology, but don’t become it”, a sottolineare il rischio di essere in qualche modo fagocitati dalle innovazioni che stanno cambiando, tendenzialmente in meglio, le nostre vite.

Benvenuti all’“Hellven”

Un altro concetto forte del libro è quello di “Hellven”, crasi delle parole inglesi che stanno per Inferno e Paradiso, per ribadire che la direzione non è univoca; come scrive l’autore “la digitalizzazione e l’automazione possono essere ‘paradiso’ per le grandi aziende, ma per i loro dipendenti possono anche essere un inferno – e spesso anche per i loro clienti. Con sempre più dati, l’intelligenza e la virtualizzazione spingono i costi ad essere ridotti del 95 per cento ma vanno anche a creare maggiori rischi per la sicurezza e potrebbero portare alla fine della privacy, e anche del libero arbitrio nel peggiore dei casi”.

Le domande su chi (e  se esiste un’entità centrale) regola queste nuove opportunità e quali valori etici dovrebbero essere ridefiniti o meno è uno dei temi chiave della riflessione sul futuro, per evitare che si ampli una forbice delle diseguaglianze sociali che il digital divide già oggi tende a creare.

L’Androrithmus

Un altro concetto molto interessante del libro è quello di Androrithmus, che Leonhard usa per descrivere ciò che conta davvero per noi in quanto uomini, vale a dire “ritmi” umani, al contrario di ritmi macchina, ossia gli algoritmi. Tra le Androrithmen ci sono caratteristiche archetipiche umane come l’empatia, la compassione, la creatività e la narrazione, che oggi gli algoritmi non sono ancora in grado di riprodurre in modo efficace. Differenze che, guardando in positivo, differenziano l’uomo delle macchine, non in un senso di competizione ma di completamento.

I Mega Shift

Esistono dei grandi fenomeni che non si limitano a sostituire lo status quo con una nuova normalità, ma scatenano forze dinamiche continue che vanno a rimodellare la vita come la conosciamo, rendendo arduo formulare qualsiasi affidabile previsione a lungo termine.

Leonhard ne descrive diversi, tra cui:

Mobilitization: I computer lasciano le scrivanie e sono ovunque e sempre più indispensabili nel quotidiano, anche solo come percezione.

Screenification: tutto ciò che è stato stampato in precedenza è ora sbarcato su schermi di ogni tipo, tanto che Leonhard scrive che “presto ogni muro sarà anche uno schermo”.

Disintermediazione: molti intermediari tradizionali spariranno perché grazie alla tecnologia possiamo accedere “direttamente” a beni e servizi.

Datafication: tutto quanto sperimentiamo e facciamo è ormai sempre più trasformato in dati analizzabili. Per citare l’autore “LinkedIn è il miglior esempio: quello che poteva conoscere solo responsabile delle risorse umane in precedenza, è ora visibile a tutti gli utenti in 20 secondi”. Senza contare le cartelle cliniche digitali, le tracce che lasciamo con i cellulari etc.

Cognification: oggetti una volta erano “stupidi” e inerti, mentre oggi sempre più sono in rete e quindi “intelligenti”.

In conclusione

Ci sarebbero davvero moltissimi altri spunti da poter approfondire rispetto a questo volume.

A mio avviso in ogni caso, l’aspetto importante del lavoro di Leonhard e di altri contributori in questi ultimi anni sta nel farci riflettere su di una realtà che in effetti cambia sotto i nostri occhi ad una velocità incredibile e che precede spesso la nostra capacità di comprensione.

Come l’autore di questo libro, io sono di base positivo verso il ruolo della tecnologia come strumento di miglioramento, ma leggendo queste pagine ho avuto una volta di più modo di riflettere e di capire che tutti noi dobbiamo essere parte attiva e positiva del cambiamento, per evitare le sue possibili derive.

Di sicuro tale riflessione richiede una merce preziosa, il tempo, che la tecnologia però dovrebbe a tendere donarci e non sottrarci, se saremo in grado di incanalare nel modo giusto questo straordinario progresso.