Nello scenario delle nuove professioni il digitale ha sicuramente un ruolo importante e ricco di sfaccettature, tanto che ancora oggi è piuttosto difficile classificare ruoli e competenze, in molti casi davvero specialistiche ma non per questo meno utili.
Il continuo aumento della complessità e la velocità dei cambiamenti dal canto loro non aiutano certo a mettere facilmente dei punti fermi, rassicuranti e sempre uguali a se stessi.
In più, la content curation e i filtri più o meno automatici che gli strumenti online offrono permettono un’esperienza sempre più su misura di fruizione dei contenuti che però, talvolta, rischia di rendere ciechi rispetto all’insieme.
Questa apparente frammentazione nasconde tuttavia un’opportunità straordinaria per delle persone che non sono né imprenditori che creano nuove startup né specialisti di settore che conoscono ogni piega di uno specifico ambito: quella di poter cogliere i fenomeni emergenti e collegarli in un unico disegno.
Il social ne è un esempio piuttosto emblematico: cambiano infatti i player ma per chi ha saputo impostare una strategia in cui questi strumenti sono solo una parte di un mondo di contenuti e di idee più vasto e sotto il proprio pieno controllo questo fatto non è che un dettaglio.
Ancora di più tali considerazioni valgono per il mobile, una tecnologia che sta diventando la chiave per collegare il mondo fisico a quello virtuale e viceversa, fino a giungere a punte davvero spinte come nel caso del so.lo.mo.
Il valore attribuito a tante startup del settore (tra cui l’Italiana Glancee) deriva proprio dal loro prestarsi a numerosi scopi che il marketer può inventare a partire dalla propria strategia di insieme.
Il big data infine è un altro degli esempi che si possono fare per evidenziare come da una quantità enorme e caotica di dati si possa generare una visione di insieme che costituisce un vero vantaggio competitivo.
Bene lo hanno capito i big della rete come Facebook, Microsoft, Apple, Amazon e tanti altri che stanno costruendo un’offerta a 360 gradi fatta di hardware, software, contenuti e esperienze.
Bisogna però sapere cogliere i trend e capire come collegare fra loro tanti mezzi che, presi singolarmente, hanno in fondo un valore relativo e soggetto alle mode.
Chi invece riesce a capire come tessere una tela con tutte le opportunità che gli capitano davanti, con una mente aperta e con le competenze giuste può davvero cambiare l’azienda, le sue sorti e la sua organizzazione.
Il web non era (ed è) fatto di link? Ecco, anche l’ecosistema digitale alla fine non è altro che qualcosa che innerva il business e la società e che chiede di essere sfruttato e capito, senza essere schiavi della tecnologia del singolo momento.
Voi che cosa ne pensate? Quali sono le vostre sensazioni in materia?
luglio 10, 2012 at 10:14 am
Se ben coordinate, le attività Digital related possono di fatto rendere sinergici e quindi ridurre al minimo gli sforzi necessari per espandere tre dei principali hub di contatto brand – people in the market, ovvero il canale OnLine, il canale InStore e il canale Internal-Comm. Un plus è sicuramente il fatto che con una ottima strategia e un buon work flow, spesso si riesce a fare il tutto simultaneamente.
Ergo: contenimento dei costi, aumento delle attività, maggior presidio, coerenza comunicativa, competitive time-to-market.
Tutto ciò è possibile fin quando la ownership strategica e dei contenuti rimane saldamente in mano al Brand e non demandata ai Social Media di tendenza o, peggio, (cito tue) di moda e del momento.
Perché non possiamo lasciare a terzi la determinazione di strategie e regole a cui sottostare che spesso lobotomizzano non solo la creatività ma rischiano di creare trend-uragano che costringono a continue variazioni di rotta e conseguente dissolvimento di risorse (sia in termini di budget sia di tempo).
La visione di insieme è di fatto determinante, e ancor più lo è l’intendere fondamentale l’azione corale di tutti i digital media a trasferire il mood dell’azienda che uno è e uno resta. Non esiste un mood su Facebook e un mood su Pinterest. Esiste un mood unico, that could sounds different se non orchestrato da una sola bacchetta !
luglio 10, 2012 at 11:52 am
Bel post Gianluigi. Giustamente sintetico. Peraltro, come dice Gabriele Giannello nel suo commento qui sopra, “la visione di insieme è di fatto determinante”, ma chi dovrebbe averla? Secondo me l’imprenditore (o il marketing manager), mentre il consulente o il fornitore di servizi dovrebbe cercare di di assecondare la visione eventualmente correggendola ma, soprattutto, offrendo processi e strumenti. Siete d’accordo?
luglio 10, 2012 at 6:24 PM
Ciao, condivido entrambi i commenti, la strategia e la capacità di vedere le cose nel loro insieme deve stare in capo al manager o all’imprenditore, che però devono avere un nuovo approccio alle tecnologie, comprendendole nel loro insieme pur non non dovendo poi entrare nello specifico.
Un po’ come si dice qui http://www.chiefmartec.com/2012/06/everything-is-marketing-everyone-must-be-agile.html.