In questi ultimi mesi mi sono già occupato varie volte di nuovi paradigmi tecnologici e della loro influenza sul business e sulla società.
In particolare in questi giorni poi ho letto varie notizie che mi hanno portato a tornare su di un tema che avevo toccato qualche tempo fa in più momenti (ad esempio qui e qui), ossia il cloud computing, inteso sia come tecnologia sia come logica.

Trovo molto attuale e affascinante il concetto di poter accedere a dati, applicazioni e contenuti in modo indifferente dal supporto e dal luogo in cui ci troviamo e molti fattori mi sembrano agevolare la diffusione di questo paradigma che per gli addetti ai lavori e’ già realtà.
Un primo fattore e’ senza dubbio lo sviluppo delle reti mobili e l’abbattimento (finalmente!) dei prezzi per la connessione, unito al crollo dei costi di storage dei dati (vi ricordate Gratis di Chris Anderson e questa mia presentazione?).
Su questo si innestano le nuove generazioni di dispositivi sempre connessi e le tecnologie che consentono l’ipertestualita’ dei luoghi fisici.
Applicazioni come Dropbox e Evernote rendono poi sempre più vicino e familiare ai consumatori finali il concetto di sincronizzazione di tutti i propri dispositivi.
Il mercato non sta a guardare naturalmente, e l’ultimo esempio in termini di tempo e’ la sfida nel mondo dei libri fra eBooks di Google e Kindle for the web di Amazon, tutta svolta in punta di nuvole.
Se dunque vogliamo dare per morto il web così come lo abbiamo conosciuto e’ in questa direzione che dobbiamo guardare e, per le aziende, il marketing e la tecnologia devono esser pronti alla sfida.
Il nuovo mondo che si svolge sulle nuvole sta per entrare nella vita di tutti, con buona pace di chi pensa che sia ancora presto, certo si deve ragionare seriamente sulla sicurezza ma la via e’ tracciata.
Secondo voi le nostre aziende italiane sono pronte?
dicembre 15, 2010 at 6:19 am
Dal mio punto di vista la risposta è dipende dai servizi e dalla delicatezza/livello di riservatezza dei dati e dall’attenzione dell’azienda al concetto di controllo delle informazioni. La posta oggi è, la maggior parte di noi, un servizio Cloud, stessa cosa potrebbere essrlo per un azienda, eppure, per esperienza personale, molte imprese preferiscono internalizzare il servizio e gestirselo in casa. In questo modo hanno la sensazione di maggiore sicurezza e controllo, e sono disposti ancora a costi maggiori e un livello di servizio minore in termini di uptime, .
dicembre 15, 2010 at 9:17 am
La percezione di “sicurezza” come dice Fabio è quello che terrà lontane le aziende italiane dal Cloud.
Il ritardo dell’Italia nella rete fa sì che, per recuperare il gap tecnologico, non si riesca a sviluppare la Cultura di Rete.
A questo aggiungiamoci che la tendenza media dei consulenti è quella di idolatrare lo strumento come bacchetta magica e medicina di tutti i mali ed il gioco è fatto: non appena capita l’imprevisto, la tecnologia – ed il mercato ad esso collegata – è morta. Muore perchè, dall’altra parte, non si hanno gli strumenti culturali per capire che, appunto, è solo uno strumento e che come tale può essere “difettoso”. Quanto c’è voluto all’impresa italiana per fornire l’email aziendale ai suoi dipendenti? E le retrosie erano le medesime…
Quindi possiamo menarcela all’infinito e pontificare dall’alto delle sfere celesti, ma la verità è che siamo scimmiottatori di chi ha cultura.
L’italia di oggi è fatta di ottimi esecutivisti, ottimi operai, ma pessimi pensatori e “evangelizzatori” …