C’è un aspetto che credo sia spesso trascurato nelle organizzazioni italiane di tutte le dimensioni, la comunicazione interna e in generale la circolazione delle informazioni all’interno dell’azienda.
La mia ovviamente è una brutale generalizzazione, tuttavia credo che la sensibilità su questi temi non sia altissima, soprattutto vedendo la rarità con cui vengono trattati ad alto livello.
La cosa diventa ancora più vera quando ci spostiamo sul terreno dei software collaborativi, quell’Enterprise 2.0 di cui mi sono già occupato per sottolineare come se le persone non sono pronte a livello di mentalità ogni strumento sia inutile.
Siccome sapete che mi piace essere molto concreto vorrei provare a proporre soluzioni e spunti nello spazio breve di un post, mentre per altre considerazioni sulle reti sociali e le aziende vi rimando a questo post.
Prima di tutto le persone per condividere delle informazioni devono avere una forma di gratificazione che le spinga a fare quello che altrimenti potrebbero ritenere un lavoro in più inutile, se non perfino una perdita di quel potere che deriva dalla convinzione di essere gli unici a sapere qualcosa.
Dunque un primo punto è quello di coinvolgere coloro che sappiamo essere predisposti alla sperimentazione e ad un modo più logico di lavorare, in maniera che qualcuno inizi a popolare un contenitore con delle informazioni rese disponibili a tutti. Per queste persone il motore motivazionale sarà la voglia di sperimentare e di costruire qualcosa di nuovo.
Il contenitore di partenza non deve essere troppo complesso né troppo pieno di cose, per non scoraggiare da subito l’adozione.
Questa prima base sarà necessaria per poi avere il committment dei vertici aziendali, che d’altra parte devono pur vedere qualcosa di tangibile per rendersi conto realmente delle potenzialità, favorendo poi la diffusione a tutte le aree.
L’altro aspetto chiave è quello di far sì che tali strumenti non siano una fonte di impegno in più ma piuttosto una semplificazione dei compiti grazie percorsi più logici e alla possibilità di intervenire in modo efficace.
In più nel momento in cui c’è un unico luogo dove trovare certe informazioni che ci servono per un flusso di lavoro diventa subito evidente il danno del mancato inserimento del proprio contributo da parte di un anello, oltre che più chiara la concatenazione che ciascuno ha con gli altri.
Infine è bene ricordare che un sistema davvero funzionante prevede dei contributi da parte dei suoi membri: un semplice luogo di archiviazione non favorisce la diffusione dell’informazione e ci sono molti modi di gestirlo altrimenti.
Le informazioni devono invece essere commentabili e, secondo livelli diversi di permessi, anche migliorabili grazie ai contributi delle varie persone.
Sembra tutto molto difficile ma se si superano le resistenze e i dubbi della prima ora poi il problema sarà davvero quello di moderare la voglia di partecipazione.
Avete qualche esperienza da raccontare in materia?
Maggio 17, 2010 at 2:47 PM
Il problema più grosso è la gestione stessa della comunicazione interna. Molte aziende considerano “inutile” comunicare qualcosa ai dipendenti e una “perdita di tempo” la condivisione di informazioni tra i collaboratori. Un paio d’anni fa, parlando con un’azienda medio-grande, si discuteva ancora di bacheche e di schermi in cui passare 2/3 filmati aziendali. Il gap culturale si può colmare ma è dura.
Maggio 17, 2010 at 3:33 PM
Il mio lavoro consiste proprio nel favorire la trasmissione della conoscenza intra-aziendale (e verso le consociate estere di Eni), cercando di trasformare la conoscenza “tacita” (ovvero custodita solo nella testa delle persone) in conoscenza “esplicita” (cioè informazioni codificate e quindi trasformate in asset aziendali). Il processo non è facile e la cosa più importante sta nel cambiare la cultura interna dell’azienda e nel far capire che la condivisione può portare benefici a tutti.
Bell’articolo, mi ritrovo d’accordo con praticamente tutti i punti toccati.
Maggio 17, 2010 at 5:19 PM
Spesso, purtroppo, il concetto di condivisione interaziendale collaborativa viene erroneamente confuso con la vetusta vision di Corporate Newsletter.
Non voglio banalizzare un contesto difficile e articolato, fatto di scelte e di limitazioni tecniche, riducendo il tutto all’essenziale. Di fatto però il successo di un sistema di comunicazione collaborativa in Azienda è sempre e solo legato al contenuto, alla sua utilità, alla sua intuitività, leggerezza, snellezza, focalizzazione e, soprattutto alla sua fruibilità. Ogni giorno “combatto” questa mia battaglia di “evangelizzazione” che verte su tre macro principi imprescindibili: semplicità, immediatezza, coinvolgimento. Ho due casi di successo davvero interessanti: il primo riguarda una Multinazionale del Food&Beverage che ha seguito, pioniere, questa idea e ha sposato la visione di ambiente unico, familiare, sicuro, proattivo… La soluzione adottata è stata una R.I.A. (Rich Internet Application) sviluppata su base Adobe Air che integra le esigenze di sicurezza imposte dalle rigide policy della Corporation alla flessibilità totale demandata ai manager per la gestione coordinata dei contenuti (audio, video, immagini anche in HD, live e ondemand). Il secondo caso riguarda una Azienda del manifatturiero, testimonial di eccellenza del Made in Italy nel mondo, che ho trovato nella soluzione da noi progettata la risposta attesa per una attività di internal social network che ha riportato troncato la ” fuga di cervelli” verso la condivisione free di Facebook, riportando ad una Company Compliance View l’esperienza. Il risultato in entrambi i casi è una capitalizzazione degli UGC (User Generated Content) in ottica di crescita e formazione end to end (Company su Company).
Si, Company Social Networking può e deve essere molto più di un blogging evoluto, molto più di un forum, molto più di un insieme di “fotine carine”…Sono, anzi, siamo certi che non si parli più di Singoli Social Network ma di “Floating Community”: è l’utente il generatore di interesse, il motore di propulsione dei contenuti che alla fine, se capitalizzati, popolano il day by day dell’Azienda e non restano isolati momenti di protagonismo online.
Maggio 17, 2010 at 7:59 PM
Spesso, purtroppo, il concetto di condivisione interaziendale collaborativa viene erroneamente confuso con la vetusta vision di Corporate Newsletter.
Non voglio banalizzare un contesto difficile e articolato, fatto di scelte e di limitazioni tecniche, riducendo il tutto all’essenziale. Di fatto però il successo di un sistema di comunicazione collaborativa in Azienda è sempre e solo legato al contenuto, alla sua utilità, alla sua intuitività, leggerezza, snellezza, focalizzazione e, soprattutto alla sua fruibilità. Ogni giorno “combatto” questa mia battaglia di “evangelizzazione” che verte su tre macro principi imprescindibili: semplicità, immediatezza, coinvolgimento. Ho due casi di successo davvero interessanti: il primo riguarda una Multinazionale del Food&Beverage che ha seguito, pioniere, questa idea e ha sposato la visione di ambiente unico, familiare, sicuro, proattivo… La soluzione adottata è stata una R.I.A. (Rich Internet Application) sviluppata su base Adobe Air che integra le esigenze di sicurezza imposte dalle rigide policy della Corporation alla flessibilità totale demandata ai manager per la gestione coordinata dei contenuti (audio, video, immagini anche in HD, live e ondemand). Il secondo caso riguarda una Azienda del manifatturiero, testimonial di eccellenza del Made in Italy nel mondo, che ho trovato nella soluzione da noi progettata la risposta attesa per una attività di internal social network che ha riportato troncato la ” fuga di cervelli” verso la condivisione free di Facebook, riportando ad una Company Compliance View l’esperienza. Il risultato in entrambi i casi è una capitalizzazione degli UGC (User Generated Content) in ottica di crescita e formazione end to end (Company su Company).
Si, Company Social Networking può e deve essere molto più di un blogging evoluto, molto più di un forum, molto più di un insieme di “fotine carine”…Sono, anzi, siamo certi che non si parli più di Singoli Social Network ma di “Floating Community”: è l’utente il generatore di interesse, il motore di propulsione dei contenuti che alla fine, se capitalizzati, popolano il day by day dell’Azienda e non restano isolati momenti di protagonismo online.
Maggio 19, 2010 at 8:01 PM
Ma guarda, abbiamo appena finito di fare un incontro oggi in azienda proprio sulla comunicazione. Abbiamo messo una settimana per preparare l’incontro e la riunione è durata 4 ore. E’ stato molto utile per tutti e alla fine eravamo tutti abbastanza cotti. Ora io sono titolare di un’azienda piccola e quindi all’incontro eravamo tutti presenti fisicamente e sono stata io a chiamarlo, quindi sono condizioni magari molto diversi rispetto a quelli presenti nelle aziende di dimensioni più grandi. Il punto è che lavorare bene in un gruppo e comunicare bene all’interno di quel gruppo richiede impegno e motivazione da parte di tutti anche in assenza di uno strumento nuovo. E come titolare valuterei il valore aggiunto di software collaborativi in primo luogo in confronto con altri sistemi di comunicazione. Nell’ultimo mese siamo anche sperimentando con un software di questo genere per la collaborazione e lo scambio con delle aziende partner che sono spesso lontane e quindi con problemi di fuso orario ecc. In questo caso ci sono dei limiti in termini di spazio e tempo che impongono una soluzione di questo genere. Ma nel caso dove non esistono questi limiti, ci sono motivi per cui un sistema di software collaborativo può offrire un valore aggiunto in confronto a un progetto interno atto a migliorare la comunicazione senza l’uso di software?
novembre 19, 2012 at 10:36 am
Leggo molto interessata tutti i vostri commenti. Studio Comunicazione e sto affrontando le mia tesi di laurea magistrale proprio sulla comunicazione interna e sugli strumenti di condivisione 2.0.
Sapete consigliarmi approfondimenti ulteriori sulla tematica? Studi e ricerche aggiornate magari?
Continuo a seguire il blog!