In tempi non sospetti, nel 2002 con Comunitazione.it e nel 2003 con Connecting-Managers.com (entrambi in ottima salute tutt’oggi) avevo scomesso che il social networking professionale e business sarebbe diventato un fenomeno di successo anche in Italia.
Gli ultimi due anni, e il 2009 soprattutto, sembrano darmi ragione: allo storico MilanIn si sono aggiunti diversi ClubIn in giro per l’Italia, grandi associazioni come Ferpi sviluppano un network interno, la piattaforma Ning fornisce il supporto a tante iniziative più o meno grandi.
La tecnologia ormai è davvero accessibile ma ancora di più sembra ormai (finalmente!) chiaro il valore delle relazioni come vantaggio competitivo.
Il futuro del fenomeno merita qualche considerazione:
1) La vitalità è alta, nascono network ogni giorno, il pericolo però è la frammentazione. In Italia le associazioni si scindono continuamente e tutti vogliono essere presidenti, lo stesso sembra accadere per i business network (perfino i gruppi su Linkedin e Facebook sono ridondanti). Troppi piccoli network con pochi iscritti sugli stessi argomenti producono poco contenuto e non riescono a esprimere valore per gli iscritti.
2) E’importante che i network riescano a creare occasioni di incontro personale (fisico) tra gli iscritti, alcuni circuiti hanno capito da tempo e chi non lo fa rischia di rimanere troppo virtuale per avere credibilità.
3) La tendenza del 2010 sarà il rapporto con il territorio, nasceranno sempre più network regionali o ancora più localizzati, una situazione che va benissimo a patto che queste realtà collaborino all’interno di realtà più ampie.

In conclusione dunque sono fiducioso nello sviluppo di un sano e proficuo networking in Italia, grazie anche alla nostra predisposizione ai rapporti umani, l’unico limite alla crescita potrà essere l’eccessivo particolarismo, speriamo che tutti ne siano consapevoli.
Il resto lo farà la selezione naturale…
dicembre 21, 2009 at 9:14 am
A dire il vero l’eccessivo particolarismo è la forza dei nostri tempi.
La personalizzazione spinta.
Anche i farmaci vanno in quella direzione: tra poco avremo pillole contro il raffreddore per numerose tipologie d’utenza…
Non credo sia un limite alla crescita.
Il limite è l’indigestione di informazione
dicembre 21, 2009 at 9:04 PM
Ciao antgri, condivido il valore della personalizzazione spinta che però vedo bene sui profili personali all’interno dei social. Quello che intendevo dire nel post invece è che i network locali e personalizzati dovrebbero potersi muovere dentro un contesto più ampio, con tanti contatti che possano far crescere il confronto.
Insomma, sì al mio netowrk personale, no a 1.000 network personali chiusi e con 3 iscritti.
Ciao
Gianluigi
dicembre 22, 2009 at 6:54 PM
C’è sempre una via di mezzo.
In questo caso è sensibilmente sbilanciata verso la personalizzazione.
Ad ogni modo ogni singola persona ha così tanti interessi che spesso riesce a gestirli al meglio se posti in comparti stagni.
Magari un utente gestirebbe meglio 3 social verticali su 3 interessi, che uno che ingloba tutti e tre…