Ho letto recentemente su NC un bell’articolo dove Massimo Giordani, ceo di Time&Mind, esprimeva un concetto molto interessante, quello di information cloud.
In sostanza oggi tutti noi saremmo immersi in una nuvola di informazioni e conoscenze, basate sulla rete, accessibile in qualsiasi momento grazie ai pc, alle connessioni mobili, al wi-fi, agli smartphone.
Una porta su cui si innesta un sesto senso digitale, non sempre percepito esplicitamente, che fa sì che un qualsiasi digital native (coloro che sono nati dopo la diffusione del web) trovi naturale e automatico ricercare informazioni e contatti online in ogni momento, con vari device.
Che cosa implica questo?
La presenza sul web è indispensabile per comunicare con il cliente ma non sarà presto più sufficiente: bisognerà essere in grado di essere reperibili e, soprattutto, fruibili sui device più diversi: desktop (widget), mobile (sito .mobi), aggregatori (feed rss, webslice), social netowork e siti di social sharing.
Dunque sarà necessario concenpire siti e strumenti online in grado di essere flssibili, portabili, adattabili senza perdere l’esperienza e l’engagement del web tradizionale. E con gli stessi contenuti.
Questa sfida richiede competenze sempre più specifiche all’interno dell’azienda e un lavoro di progettazione attento e con una visione di lungo periodo. Se saprete investire un po’ tempo e risorse in più all’inizio però avrete la possibilità di sviluppare la vostra comunicazione e i vostri servizi in modo semplice e relativamente economico, su tutti i nuovi media che si presenteranno.
Senza riprogettare ogni volta e con una forte componente di automatismo negli aggiornamenti dei vari device.
Ne sentirete ancora parlare, voi vi state preparando? Che ne pensate?
marzo 30, 2009 at 9:07 am
Credo che la comunicazione stia cambiando ed influenzando il modo in cui le aziende sono e/o dovrebbero essere presenti sul web.
Non tutti riescono ancora a percepire questa trasformazione, forse è piu’ facile per i “digital native” (definizione che mi piace molto ;-)) che si stanno muovendo infatti verso una specializzazione.
Ancora non si “vedono” ma ci sono già nuove figure professionali che stanno curando la comunicazione delle aziende sul web attraverso i social media e le piattaforme di video sharing.
Complimenti per il post Gianluigi. Come sempre un’ottima analisi e uno spunto di riflessione
Sara
marzo 30, 2009 at 5:59 PM
Sicuramente il “web everywhere” deve essere uno dei punti forti su cui ogni azienda dovrà riflettere se vorrà competere ad alti livelli nel proprio settore d’appartenenza. Per mia esperienza (nel periodo in cui ho lavorato per una piccola azienda manifatturiera nordestina) è sicuramente difficile far passare l’idea che il web non sia solo una “vetrina” per la promozione di prodotti (comunicazione unidirezionale stile Web 1.0), quanto invece uno strumento partecipativo da lasciare a disposizione dei propri clienti.
Con l’aiuto di menti innovative e con la spinta dei digital native, pian piano sono sicuro che questa nuova visione prenderà piede.. anche in contesti difficili e “tradizionalisti” come alcuni distretti produttivi veneti.
aprile 9, 2009 at 9:24 am
Non è assolutamente più sufficiente “essere” su internet, bisogna assolutamente curare il “come”. L’utente-cliente ha bisogno di nuovi stimoli e nuove forme di coinvolgimento basate sulla brand experience.
Sto facendo uno studio sulla qualità dei siti aziendali in questo momento su un campione casuale di 100 unità…
La situazione è preoccupante, soprattutto sul frangente dell’interazione con il cliente.