Ho lasciato passare qualche giorno, per rifletterci un po’ e nella (vana) speranza che il mio invito come power user richiesto a novembre arrivasse.
Ma visto che per ora non ci sono notizie proverò a fare comunque qualche considerazione su uno dei progetti più chiacchierati del momento: Volunia.
Molti di voi avranno assistito alla famigerata presentazione del 6 febbraio, in cui obiettivamente mezzi difettosi e scelte discutibili (tipo l’italiano come lingua universale) non hanno precisamente fatto partire con il botto un progetto caricato di grandi aspettative.
Dopo questo, sicuramente chi ha avuto modo di provarlo (non essendo fra loro mi attengo alle loro opinioni) ha rilevato che si tratta di una beta molto abbozzata: indicizzazione modesta, grafica rudimentale, meccanismi da oliare.
Quanto ho potuto sentire finora mi ha porta comunque a delle considerazioni sull’influenza del nostro contesto culturale e imprenditoriale su di un progetto come questo. Eccone alcune:
1) anche questa volta i 60 milioni di digital strategist dall’epic fail più veloce del west hanno colpito. Dopo 5 minuti di presentazione e ben prima di qualsiasi contenuto concreto per loro era già in corso un disastro epocale. Tipico di chi non avendo mai presentato nulla nella vita non ha il rispetto per chi lo fa. Anche se in questo caso lo ha fatto male, senza dubbio.
2) Marchiori ha sfruttato in qualche modo l’hype mediatico ma l’attesa del progetto italiano che avrebbe dovuto minacciare già domani Google è stata forse troppa e mal posta. I giornali non sanno di che cosa si parla davvero (e infatti hanno continuato a tessere anche dopo la storia della contrapposizione con Big G), e vanno gestiti con cautela.
3) Io non credo che nella Silicon Valley la gente del luogo sia più intelligente per dono divino e prova ne sono i tanti italiani, da Faggin a Thione, che vi hanno fatto faville. Semplicemente c’è un ecosistema di business fatto di capitali accessibili (e a volte di singolari personaggi come Yuri Milner), di approccio imprenditoriale con un business plan vero e di mancanza di approssimazione perché chi ha investito ti chiede conto, nei tempi e nei modi corretti.
E c’è tanta gente giovane e competente davvero. Non dinosauri accademici o giovani critici spocchiosi. Detto in altri termini: se non avete uno straccio di idea fallirete anche nella Silicon Valley (e qualche volte inevitabilmente capita anche a chi l’idee le ha).
4) marketing e time to market: per chi non è solo un cavaliere della critica fatta per sentito dire è evidente che il progetto di Marchiori è frutto di un lavoro lungo, pur con tutti i limiti visti finora. Se pensiamo dunque al fatto che sono state pensate da alcuni anni molte intuizioni sono giuste e, se proposte un po’ prima e meglio, anche rivoluzionarie.
La mia impressione è che dunque Volunia sia stata rilasciata in modo approssimativo perché alcuni contenuti stavano diventando già vecchi. Ed è mancato chi almeno li vestisse per mascherare le falle.
Perfino le galline liberate potevano essere un espediente con qualche senso. Ma non con le slide fuori fuoco, e in questo caso nella Silicon Valley sì, ci avrebbero impedito di presentare così.
5) manager o tecnico? Anche in questo caso tali tipi di divisioni dovrebbero sfumare, tanto più per un progetto di successo, mentre ho l’impressione che qui ci siano due blocchi separati: il mondo accademico e di ricerca e i finanziatori che hanno messo i capitali. Giusto che Marchiori ci metta la faccia ma avrebbe avuto bisogno di qualcuno a fianco nella presentazione, per valorizzare le idee in un modo accattivante per il business e meno improvvisato nella presentazione.
6) il mondo è grande, l’Italia anche ma un po’ meno: dal mio punto di vista evidenziare il fatto che il progetto sia stato sviluppato e condotto senza lasciare l’Italia è un plus che era giusto valorizzare. Detto questo però bisogna puntare sui contenuti, perché i big della rete sono globali e il digitale, in particolare il web, non può essere confinato a uno stato, specie se si hanno grandi ambizioni. E anche la nostra stampa dovrebbe allargare gli orizzonti, perché chiedere in sede di presentazione come ha fatto un veneto a trovare finanziamenti fuori regione ci sta un po’ stretto in mondo visione.
In conclusione finora Volunia mi è sembrato un progetto giusto nelle basi ma che ha pesantemente risentito di un contesto culturale dove tutti si riempiono la bocca sul digitale ma in cui il link tra il business vero e la ricerca è debole.
Voi che ne dite? Quanto ha inciso questo fattore culturale?
febbraio 20, 2012 at 6:32 PM
Caro Gianluigi, come sempre colpisci nel segno! Condivido gran parte di quel che hai con dovizia identificato, ma credo sia bene approfondire il concetto di fondo: l’approccio all’italiana, dove il ricercatore dall’anima nerd prevale rispetto al più lungimirante e prosaico mentore-evangelist dall’approccio marketing, ha colpito ancora. E concordo con te, quando apostrofi chi commenta senza magari aver mai fatto uno speech live, con un fondamentale distinguo: non si può far afflosciare la vela di spinnaker riempita dall’entusiasmo della rivoluzione a causa di un madornale errore di valutazione. Ancora una volta davanti al mondo ( sarà poi stato interessato il mondo?) rischiamo di far la figura dei “cantinari smanettoni”… quando abbiamo in realtà molto di buono da esprimere! Dove è finito lo spirito “Italians do it better” ? Una cornice esclusiva e storica come quella dell’Università patavina, non può essere trasmessa in broadcast con una soluzione “fatta in casa”, senza un minimo di regia audio (chi ha sentito le domande dei giornalisti?) e con un flusso streaming “singhiozzante, balbettante e gracchiante” senza la fondamentale traduzione simultanea in inglese (anche un mero sottotitolo !!!) e con commenti liberi da twitter e facebook senza moderazione alcuna!!!!!
Cosa si aspettavano? Solo Applausi e congratulazioni? Qualcuno, secondo te, si è preso la briga di rileggere i commenti arrivati? Se si, qual è la lezione?
1) in un mondo globalizzato e anglofono, sono gli altri a dover imparare l’italiano se vogliono scoprire cosa è stato fatto dall’inventore dell’algoritmo alla base di Google;
2) luci, riprese e slide in primo piano sono superflue quando hai il contenuto chiaro;
3) i commenti degli utenti, sono chiacchiere UGC;
4) perchè pianificare un lancio così importante quando puoi improvvisare? in effetti è come andare in aula, aprire il libro di una materia sconosciuta e fare lezione dal capitolo 8!
Spero sia chiaro l’intento provocatorio e non polemico di questa mia nota, solo per convenire con te: ancora una volta abbiamo perso una occasione per raccontare orgogliosi di quanta “valle del silicio” ci sia a qualche chilometro dalla sconfinata spiaggia adriatica… E pensare che Cupertino è pure più brutta! 😉
febbraio 22, 2012 at 7:52 am
@Gabriele, speriamo di recuperare (su Wired si parla di restyling in vista), comunque la vicenda mostra come si veda questo tipo di progetti come una roba da tecnici e non da manager, e i risultati si vedono…
febbraio 21, 2012 at 8:20 am
Non si capisce molto il tuo post, ti consiglio di rivedere sintassi e grammatica.
febbraio 22, 2012 at 7:54 am
@Marco, e a livello di argomento, qual è la tua opinione? Come vedi questa vicenda?
febbraio 22, 2012 at 5:48 PM
ciao Gianluigi, ti dico che il tuo post mi piace per il coraggio con cui esprimi la tua opinione che condivido fino alla radice, essendomi scontrato come sai, con situazioni del tipo che descrivi.
marzo 8, 2012 at 4:43 PM
Commento scritto il 23 febbraio. Riesumato dalla polvere giovedì 08 marzo.
Ieri m’è arrivata la prima email da Volunia; senza quasi badare a quel che c’era scritto, clicco e mi trovo su una pagina in cui ho la possibilità di inviare 2 inviti. Inizio a pensare a chi potrei inviare il prezioso invito, cavoli sono solo due…e nel frattempo rosico al pensiero del collega che ha già avuto l’accesso..Ci penso su un po’ e alla fine decido, mi registro, inserisco la mail dei 2 prescelti. E qui arriva la grande delusione! Mi aspettavo di entrare e vedere qualcosa, di poter provare un po’ i servizi, ero persino disposto a “spammare” 2 amici pur di arrivarci. E invece nulla ;( Il messaggio diceva in sostanza di continuare ad attendere l’estensione dei power users :p:p:p
Niente da fare, non mi attendere. La prossima volta leggerò meglio prima di agire!!
Veniamo ora alle tue considerazioni…
1) Condivido al 100% le critiche alla alla stampa nostrana. Come al solito sguazzano nei luoghi comuni, nella banalità e superficialità. Deprimente.
2) La cosa più surreale della presentazione è stato a mio avviso il contrasto tra gli arredi secolari dell’aula e l’idea di innovazione che veniva presentata in quel modo approssimativo: politici e brontosauri che arringano giornalisti somari, Marchiori che come un qualsiasi tecnico se ne sta in disparte, in un angolino con un proiettore capriccioso e sfuocato.
Ho letto sin qui solo commenti negativi in giro. Tuttavia si sono intravisti aspetti molto interessanti nella presentazione; in primis quella cosa di vedere chi sta accedendo ad una determinata risorsa. Proviamo a pensare: io che erogo un servizio telematico, mi trovo in tempo reale delle persone che commentano real time il modo in cui lo erogo…Questo aspetto da solo ha delle potenzialità enormi dal mio punto di vista.