Torno ancora sul tema dei social media (ma di fatto anche del web in genere) per una riflessione semplice ma essenziale: che tecnologia scegliere.
La risposta è tanto semplice quanto poco considerata: dipende.
Dipende da che cosa?
a) Dai vostri clienti: se il vostro consumatore tipo è molto attivo sui forum è lì che dovete andare ad agire, se invece è un lettore di feed rss che non scrive mai nulla ma consulta molti siti dovrete dargli news e aggiornamenti. E così via.
b) Dai vostri obiettivi: se state facendo un progetto sul web dovete capire, sulla base di chi sono i vostri clienti, che potete pensare ragionevolmente di ottenre.
c) Dalla strategia che mettete in campo per raggiungere i vostri obiettivi.
Solo a questo punto potete scegliere la tecnologia, secondo l’approccio POST del libro “L’onda anomala” di cui parlavo anche in un recente intervento su questo blog.
Il percorso tipo delle aziende è invece quello di costruire i progetti attorno da una tecnologia, restandone poi prigionieria.
Inoltre sul web gli strumenti evolvono velocemente e passano, mentre le relazioni restano.
Tutte le tecnologie, secondo il noto ciclo di Hype, vivono un momento di euforia che poi porta ad una disillusion ed un assestamento, non bisogna quindi affidare solo agli strumenti lo sviluppo delle relazioni ma bisogna servisi di essi per sviluppare reali e proficui rapporti.
Le relazoni infatti sono il nuovo vantaggio competitivo e saranno in grado di passare da una piattaforma all’altra traendo il meglio da ciascuna (ricordiamoci che il networking precede, in termini temporali, il web 2.0).
Voi che ne pensate?
marzo 29, 2009 at 5:04 PM
Ciao Gianluigi
credo anche io che le relazioni e l’ascolto siano le carte vincenti da usare anche se penso che il vero problema non sia quali tecnologie usare ma piuttosto iniziare a usarle.
Molto spesso le aziende non utilizzano i social media e molte di quelle che li usano lo fanno tramite interposta persona creando un “contatto distaccato”con i propri “clienti”. Altre volte li utilizzano come “vetrine statiche” con un orientamento “push” o di spinta del prodotto piuttosto che con un orientamento “pull” o di ascolto del consumatore.
Non credo che si tratti solo di una paura verso gli strumenti del web 2.0 ma anche di una profonda difficoltà al cambiamento oltre alla necessità di trovare e impiegare le giuste risorse, che oltre al costo (di questi tempi tenuti molto sotto controllo) sono spesso viste come “alieni” provenienti da un mondo sconosciuto.
Non credo che si tratti solo di una paura verso gli strumenti del web 2.0 ma anche di una profonda difficoltà al cambiamento oltre alla necessatà di trovare e impiegare le giuste risorse, che oltre al costo (di questi tempi tenuti molto sotto controllo) sono spesso viste come “alieni” provenienti da un mondo (alla maggior parte delle aziende) sconosciuto.
aprile 4, 2009 at 5:46 PM
Ciao Massimo,
quanto tu dici è indubbio ma al momento non c’è via d’uscita: se non diamo spazio ai nostri clienti per parlare di noi e con noi essi lo faranno altrove.
E altrove noi avremo ancora meno il controllo, mentre magari in ascolto ci saranno i nostri concorrenti.
Dunque ci vuole coraggio ma è una scelta che non può essere ritardata ancora per molto.