Sicuramente il web 2.0 è un mondo con cui le aziende fanno fatica ad approciare.
Gli strumenti collaborativi di Internet hanno infatti dato un grande potere ai clienti: riprendendo il bel libro Groundswell di di Charlene Li e Josh Benoff, mentre voi state leggendo queste righe i consumatori stanno discutendo dei vostri prodotti sui blog, tagliuzzando i vostri spot su YouTube, aggiornando la definizione della vostra azienda su Wikipedia. E non potete farci nulla.
Il Cluetrain Manifesto aveva profeticamente annunciato questi cambiamenti fin dalla prima e più famosa delle sue 95 tesi: i mercati sono conversazioni.
I consumatori oggi si parlano tra loro, si scambiano consigli che orientano pesantemente le decisioni di acquisto e conoscono i prodotti delle aziende come e a volte meglio di queste ultime.
Come scrive Chris Anderson in “La coda lunga” viviamo in un’epoca in cui ogni consumatore ha un megafono. Molti lo stanno usando.
L’era dell’asimmetria informativa e della comunicazione unidirezionale è dunque giunta al tramonto. Non ve ne siete accorti? Beh ciò non implica che i vostri clienti siano nella stessa condizione.
E allora che fare? Sicuramente bisogna approciare in modo strategico i social media, come ho scritto in un recente post.
Ma ancora più importante è superare la paura della perdita di controllo della comunicazione, dei commenti negativi e dei feedback dei consumatori.
Sicuramente aprendovi sul web e offline vi esponete a dei rischi e a delle critiche.
Ricordate però che, come scrive anche Debbie Weil a proposito della paura di bloggare, se non volete che i vostri clienti parlino di voi e con voi sui vostri siti essi lo faranno comunque, in altri posti dove non ne avete il controllo e dove i vostri concorrenti li stanno già aspettando.
A voi la scelta.
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