Qualche giorno fa i media hanno dato grande spazio al Quit Facebook Day, nel quale le persone avrebbero dovuto lasciare in massa il più grande e famoso social network del mondo per protestare contro le sue politiche privacy.
E’ stato un flop, con poco più di 30.000 cancellazioni su 400 milioni (!), mentre Zuckerberg si affrettava a modificare le policy del suo gigante.
La vicenda è comunque interessante perché testimonia ancora una volta la confusione che regna sui temi privacy sul web: ho sentito dai telegiornali nazionali frasi del tipo “i social network rivelano dati sensibili, come ad esempio l’appartenenza politica”. Avete mai visto un social network che chiede come dato obbligatorio la dichiarazione di voto o che ti costringe a caricare le foto della tua ultima sbornia?
Chiariamoci subito, il problema della tutela dei dati personali è reale, e ogni sito che ne detenga deve renderci facile e trasparente la loro gestione, condivisione e cancellazione.
Detto questo però la nostra responsabilità personale resta cruciale, dobbiamo capire che ciò che carichiamo online è di fatto di dominio pubblico, soprattutto se non impariamo a distinguere tra messaggi privati tra amici e pubblicazioni su bacheche visibili a tutti.
Mi sembra dunque urgente e fondamentale una campagna di educazione degli utenti, tema di cui ho già parlato a proposito del Safer Internet Day. In più, se usiamo il web per lavoro, dobbiamo essere attenti e intelligenti nel creare una nostra identità online.
Io purtroppo vedo ancora tanta ignoranza, gonfiata dagli strafalcioni dei media, e voi che cosa ne pensate?
giugno 13, 2010 at 11:41 PM
Concordo pienamente. Non ci si può lamentare della scarsità di privacy su SN come FB se, per contro, si pubblicano indiscriminatamente foto, indiscrezioni ed informazioni sensibili che ci si potrebbe tenere per sé. Peraltro FB ci permette di selezionare anche chi dovrà leggere la nostra ultima considerazione pubblica. Perchè lamentarsi quindi se si è accettato tutto ciò?! La parola chiave è quella. Sì, proprio quella dell’ultima riga che hai scritto. Ignoranza. Perchè non si conoscono gli straordinari poteri di tali strumenti e se ne fa un uso, come dire…, basic, non cosciente.
Ciao!
S.
giugno 17, 2010 at 7:31 am
La “cultura” media degli utenti dei vari social network direi che è estremmente bassa in tema di privacy e questo contribuisce in modo preponderante alla definizione del tema privacy che diventa, quindi, un problema.
Pur non condividendo alcune mosse per es. di FB, bisogna ammettere che un’azienda – per quanto social come FB – ha pur sempre i suoi interessi che non collimeranno mai al 100% con quelli degli utenti. Va bene il social, appunto, va bene l’attenzione all’utente, ma le aziende devono monetizzare.
Per cui se alcune impostazioni di dafault vanno bene a FB e non a noi, bene, andiamo a cambiarle. L’importante è che ce ne sia dato modo. E in FB ognuno può fare le sue modifiche in tema di privacy. Tutto sta a volerlo e a informarsi prima.
Non è obbligatorio per legge condividere info online quindi è inutile prendersela con gli altri se uno non ha prestato attenzione a cosa pubblicava online.
Poi che il discorso privacy resti fondamentale e debba sempre essere seguito è palese, come è altrettanto palese che in tema di privacy non si devono accettare cambiamenti in corso d’opera da parte delle policy previste dai SN. ma questa è un’altra storia. Prima ci vuoel un miimo di impegno da parte dell’utenza, cosa che non vedo molto diffusa purtroppo…