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Il Blog di Gianluigi Zarantonello. Strategia, digital transformation, tecnologia e marketing nell'ecosistema digitale

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Il web è morto? Beh, allora è il momento di usarlo meglio!

Già questa estate aveva fatto scalpore su Wired Usa un articolo di Chris Anderson che dichiarava morto il web, inteso come strumento libero, anarchico e totalmente free.

Ora l’articolo è stato riproposto anche dall’edizione italiana e mi dà lo spunto per qualche ragionamento.

Alla base del famoso (e provocatorio) editoriale c’è il fatto che ormai la fruizione di Internet da browser sta diventando minoritaria e che dunque siamo a caccia di device e ancora più di apps, anche a pagamento, che consentano di ridurre la complessità del web in piccoli mondi chiusi. Ne nasce perciò un mondo frammentato e proprietario, con alte revenues prima ignote ai gestori di siti/strumenti online e focalizzato sul concetto di freemium già caro a Anderson.

L’esito dunque è quello di una razionalità economica dove pochi monopolisti riescono a gestire meglio un’economia monetaria, mentre l’ambiente aperto meglio si presta alla logica (non monetaria) del peer-to-peer.

Raramente quando si parla di web, e di web 2.0 in primis, si percepisce questa visione d’insieme, ma invece è bene farlo fin d’ora, perché questo offre possibilità ancora più grandi alla nostra strategia di business.

Infatti le aziende devono imparare ad usare in modo sapiente i mezzi che la rete mette loro a disposizione, dosando il ricorso a risorse interne e esterne e cavalcando i fenomeni piuttosto che subirli, tanto più che credo vi siano ancora più strumenti gratuiti che valgano la pena di essere utilizzati.

Se dunque la tendenza è quella di mediare la fruizione del web tramite apps, strumenti ipertestuali e grandi piattaforme come Facebook è necessario capire dove vale la pena di essere presenti e poi cercare di allearsi con chi ci può portare valore, enfatizzando ciò che è nostro ma al contempo non concorrendo nel mercato (scarso) della visibilità con chi ne ha più di noi.

Perché fare un apps propria di scarso interesse quando ce ne sono migliaia già funzionanti con cui trovare un’intesa? Perché spendere per creare cose che possono nascere dalla collaborazione con gli utenti? E anche perché, sul versante opposto, rinunciare ad un sito proprio per delegare tutto a Facebook?

Quello che voglio dire in conclusione è semplice, il web in realtà è più vivo che mai e sta solo cambiando, questo però chiede ancora più competenza di prima mentre nel nostro paese scarseggia ancora anche quella di base relativa agli strumenti di 10 anni fa.

Ci vogliono invece preparazione unita alla voglia di osare, non importa tanto il valore economico delle operazioni quanto la loro comprensione di un mondo che cambia.

Secondo voi siamo pronti a gestire queste nuove sfide?

Un augurio di buona Pasqua con un pensiero non business

Si avvicina la Pasqua e prima della mini pausa vi voglio fare gli auguri, rilassatevi e disconnettetivi un po’, anche se il tempo non promette niente di buono.

Nell’occasione mi piace fare un pensiero su Internet in una chiave non business, partendo da una lettura che mi ha molto colpito sull’ultimo Wired, quella su Yoani Sanchez e il suo blog Generazione Y.

Come già in altri numeri, con gli articoli su Iran e Cina, la rivista mi ha aiutato a guardare Internet e il web in una chiave più ampia, come una risorsa di libertà, espressione, possibilità di cambiare il mondo. Anche quando la connessione è ferma a 56kbs e si spende uno stipendio intero per tre ore di navigazione.

Internet ha cambiato la nostra vita quotidiana ma quanto spesso pensiamo alle opportunità che questo mezzo offre per il progresso dei popoli?

Vi invito a cercare documentazione sulle storie degli internauti cinesi, iraniani, cubani e fare un pensiero rispetto al sostegno di Internet come premo nobel per la pace, la candidatura è stata accettata, voi siete pronti?

Buona Pasqua, sperando che sia una festa di pace!

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