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Il Blog di Gianluigi Zarantonello. Strategia, digital transformation, tecnologia e marketing nell'ecosistema digitale

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Interviste

Tutto quello che c’è da sapere sul MarTech: la mia intervista su .Hack

Chi è il Marketing Technologist? Come migliorare la Customer Journey? Cosa significa essere una insight-driven company? Sono alcune domande cui ho provato a rispondere nell’intervista che il portale https://hackat.it/ mi ha gentilmente fatto e pubblicato su https://hackat.it/blogpost-martech-zarantonello/

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Conversazioni live di aprile 2020 sul Marketing Technologist e non solo

Nel mese di aprile, dopo essere stato ospite di Rinascita Digitale grazie all’amico Luca Oliverio (trovate qui il video), ho avuto due altri piacevoli momenti di live per parlare del mio libro Marketing Technologist, trasformare l’azienda con il cliente al centro.

Dato che la conversazione in entrambi i casi è andata anche oltre i contenuti del volume ripropongo le registrazioni, sperando che siano fonte di spunti interessanti.

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Fundraising, tra cuore e strategia

Il mondo del sociale in Italia è storicamente molto forte grazie all’importante impegno di tanti volontari e a un tessuto sociale coeso nonostante tutto, ma nella sua accezione di raccolta fondi per il sostegno delle cause la percezione si fa più sfumata e le opinioni diverse.

Ho scambiato dunque qualche battuta in merito al fundraising con il CEO di Atlantis Company Francesco Quistelli, in occasione del primo anno di vita della sua realtà che si occupa di affiancare le associazioni in ambiti che vanno dalle attività di assessment, data analisys e pianificazione strategica di fundraising, a quelle di corporate fundraising e grant scouting, major donor e lasciti, fino alla realizzazione di campagne SMS solidale e di sensibilizzazione.

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Il tempo e il manager

Buongiorno Antonella, ho visto nei giorni scorsi che hai aperto un nuovo blog dal titolo “Spazio, Tempo e Voce” (http://byoulog.wordpress.com). Come mai questa idea e di che cosa si parla?

L’idea mi è venuta ascoltando le conversazioni delle persone quando non lavorano! Professionisti, managers, imprenditori, impiegati a tutti i livelli.. che, come dire, “a luci spente” tirano fuori sensazioni, emozioni ed umori a margine della loro giornata, o delle loro vita in “carriera”.
Spesso questi umori, queste sensazioni non vengono sufficientemente esternate, finiscono per restarci attaccate addosso anche quando non siamo più in quel ruolo. E’ innegabile che i ritmi delle attuali giornate lavorative finiscono per assorbirci del tutto, certo se a guidarci è la passione per quello che si fa, tutto ha un senso, anche a volte il dimenticarsi di sè, delle proprie esigenze. Questo Blog vuole essere un’offerta spazio-temporale per condividere esperienze ed emozioni ma anche per incontrare nuove persone e perchè no,  per confrontarsi su tematiche comuni.. BeYou non significa solo sii te stesso nell’esprimere opinioni sui vari temi, ma anche qualcosa di più profondo, un invito ad attivare un contatto con quella parte di sè che rimane sul fondo…

Secondo te oggi l’organizzazione e i ritmi del business tendono a bloccarci nella routine e nelle pratiche di ogni giorno, impedendoci di crescere? E se sì quale può essere un rimedio?

Osservando molti contesti organizzativi sia piccoli che più strutturati, ho maturato l’idea che, considerando sia le dinamiche gerarchiche che quelle intra-funzionali, le persone entrano in relazione sia come “risorse” integrate nell’organizzazione in base al ruolo ricoperto che come “persone” in un “micro-cosmo” sociale. Le “persone” hanno aspettative, motivazioni, sogni, vite in corso, ma anche potenzialità, e non ultimo la propria personalità, a volte succede che il contesto organizzativo di tutto questo non riesca a farsi carico e si finisca per provare quello che io chiamo effetto “tapis roulant” si corre inseguendo un nastro, bisogna portare il ritmo, se ci si ferma si rischia di cadere! I rimedi sono tanti e molte discipline oggi ci vengono incontro, il punto di incontro di tutte è il benessere psico-fisico di ognuno di noi conciliato con una sana ambizione e desiderio di vedere riconosciuto il proprio operato o espressi i propri potenziali, a tutti i livelli

Una delle categorie di discussione è il capo. Alcune ricerche recenti dicono che il rapporto degli italiani con i superiori mediamente non è buono, tu cosa ne pensi e, in generale, di che cosa si parla in questa parte del blog?

In effetti mi aspetto che questa rubrica sia molto gettonata in termini di sfoghi! Certo, credo che questo sia tra i rapporti più articolati nelle dinamiche relazionali aziendali, in questa parte del Blog spero che ci sia spazio per un confronto attivo, capi e collaboratori che si confrontano, può essere un’opportunità per tutti per riflettere, e perchè no anche uno scambio di ruoli virtuale potrebbe addirittura essere auspicabile!

Altro argomento caldo: le riunioni. Necessario momento di confronto o certe volte solo rito aziendale?

Sebbene rispondano ad una “certa” esigenza organizzativa, ritengo che in molti casi la seconda ipotesi sia la più vicina alla realtà; …mi aveva molto colpito il titolo di un recente libro di Patrick Lencioni dal titolo “Morto di riunioni” in cui il brillante autore descrive l’inutilità di buona parte delle riunioni aziendali che vengono organizzate, ai vari livelli, con cadenza pressocchè quotidiana, per discutere, tra manager, quadri , consulenti, esperti, in merito ai vari problemi di volta in in volta posti dai direttori. E’ quantomeno emblematica e poi non così lontanta dalla realtà la storiellina che racconto sul Blog, quella dell’amico manager che quando gli chiedo via sms “ciao come stai?” mi risponde “sono in riunione” come se questo fosse uno stato di salute che prevede una cura, !!! Certo ci si può ammalare di “runionite acuta!”

GIANLUIGI ZARANTONELLO

Viaggiare senza barriere sul web

L’accoglienza turistica e i servizi rivolti ad anziani, a persone diversamente abili o con esigenze speciali stanno assumendo sempre maggiore rilevanza, non solo sul piano della solidarietà e del progresso sociale, ma anche dal punto di vista squisitamente economico. In un censimento effettuato dal Ministero dell’Industria (Direzione Generale del Turismo) e dall’ENEA (Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e l’Ambiente), le cifre parlano infatti di un ‘mercato’ potenziale di oltre tre milioni di turisti italiani (il 10% del totale dei turisti di casa nostra) a cui tuttavia aggiungere i tantissimi stranieri. (fonte DM 148).

Intervistiamo Stefania Marson responsabile del progetto No Barrier (www.nobarrier.it) e specialista del settore.

Cosa manca all’Italia per essere coerente con le politiche Europee sul turismo accessibile?: Direi un maggiore impegno trasversale per la modifica di tutte le norme che non tengono conto delle barriere fisiche e mentali, nonché la verifica sulla corretta applicazione delle norme già esistenti che spesso, pur tenendo conto dei bisogni specifici di ognuno, non vengono rispettate da chi dovrebbe fornire il bene o il servizio in questione .Questo dovrebbe garantire a tutti il diritto ad una vita indipendente, cioè una reale autonomia nelle grandi e piccole decisioni riguardanti la propria quotidianità e anche relativamente ai viaggi.

Le sembra che in Italia manchino strutture in grado di ospitare la disabilità?

In realtà molti si sono adeguati con interesse a questa fascia di viaggiatori. Per esempio in Alto Adige le strutture d’accoglienza turistica adatte a persone con disabilità motoriee non solo risultano essere almeno 300. Il vero problema è garantire che l’accesso non sia frutto di soluzioni architettoniche dettata solo dal buon senso, ma sia aderente alle reali esigenze di questi viaggiatori. Molti ci comunicano di restare delusi dalla scelta di un albergo che in guide e materiale informativo si definisce accreditato per garantire l’accessibilità. Poi si scoprono scale, gradini, ascensori troppo piccoli, superfici dei pavimenti non idonee ecc.

Pensa che sia frutto di una cattiva informazione?

La mia esperienza di vita e professionale mi dice che operatori di turismo sociale non ci si può inventare. Sono molte le iniziative in tal senso, ma non sono sempre supportate da una struttura organizzativa professionale che conosce il turismo e conosce le necessità dei viaggiatori o sono sporadiche e legate a iniziative e/o contributi spot fine a sé stessi , senza una programmazione autonoma a lungo termine.

Oltre ad occuparmi di vacanze accessibili definite “normali” il mio lavoro per esempio è rendere fruibile e senza barriere anche un’attività che si definisca singolare.

Quale sono le attività più singolari che ha curato in questo settore ?

Abbiamo curato viaggi in Lapponia con una cosiddetta Ice Experience nella quale la persona diversamente abile può sperimentare anche attività avventurose come , per esempio,itinerari con le slitte trainate dai cani. Abbiamo in programmazione crociere a vela con barche adattate o soggiorni legati ad esperienze subacquee per tutti, per vivere il mare in modo più coinvolgente.Moltissime destinazioni e attività con l’organizzazione tecnica adeguata e lo spirito giusto sono accessibilissime a tutti.

Cosa possono fare coloro che intendono conoscere queste opportunità di viaggio?

Sicuramente visitare il sito del progetto NO BARRIER (www.nobarrier.it) scambiando con noi informazioni utili su tutto ciò che è turismo sociale. Il sito offre anche una serie di aggiornamenti su argomenti importanti per chi vuole viaggiare senza barriere.

Gianluigi Zarantonello

Prove generali di network radiofonico universitario…

Le radio universitarie sono una realtà non solo nel Nord America o nel Regno Unito, ma anche in Italia. Chiediamo a Romeo Perrotta, presidente di RadUni, l’associazione degli operatori radiofonici universitari, di illustrarci alcuni aspetti di questo fenomeno per quanto riguarda il nostro paese.

In tempi recenti il panorama della radiofonia universitaria è diventato più ampio e articolato: basti pensare che solo nel 2006 sono state inaugurate le web radio dell’Università di Catania (“Radio Zammù”), di Roma Luiss (“Radio Luiss”) e dell’Università di Napoli Federico II (“Radio F2”), mentre all’inizio del nuovo anno comincerà a trasmettere la radio on line dell’Università di Torino. In tutto contiamo una quindicina di esperienze e oltre quattrocento studenti che collaborano a queste iniziative. E’interessante rilevare la varietà dei canali impiegati (filodiffusione, Internet, l’etere), ma anche l’eterogeneità degli “editori”: in alcuni casi le radio universitarie nascono in seno all’Ateneo, in altri per iniziativa di un singolo Dipartimento o per impulso di un’associazione studentesca. In altri ancora, infine, è l’ente per il diritto allo studio a finanziare direttamente il progetto.

Hai fatto riferimento a Radio Luiss. Qualcuno è rimasto sorpreso per il livello degli investitori che hanno finanziato questa radio. Tu che ne pensi?

A me sembra un dato positivo che delle grosse aziende abbiano puntato su questo progetto. Dimostra che le radio universitarie esprimono un potenziale formativo e comunicativo su cui vale la pena scommettere. Mi auguro che, sulla falsariga di questo esempio, altri sponsor possano decidere di finanziare nuove iniziative in altre realtà.

Quest’anno è nata RadUni, l’associazione degli operatori radiofonici universitari. Quali sono le finalità dell’associazione?

La nostra ambizione è poter realizzare vero e proprio network universitario. In questa prospettiva ci adoperiamo per favorire la nascita di nuove emittenti in altri atenei e per diventare un punto di riferimento dei circuiti che già trasmettono. Inoltre, attraverso la promozione di progetti innovativi nell’ambito della didattica e della comunicazione, RadUni vuole dare impulso alla ricerca e alla sperimentazione di linguaggi e di modelli espressivi, agevolare la formazione degli studenti e il loro inserimento professionale. Anche per questi motivi guardiamo con interesse agli sviluppi della radiofonia digitale.

Quali attività avete promosso finora?

Lo scorso settembre abbiamo lanciato il “RadUni News” (scaricabile da www.raduni.org), un format settimanale di informazione radiofonica universitaria: otto diverse radio partecipano alla realizzazione della rubrica e la trasmettono poi simultaneamente il mercoledì alle 18.45. Insomma, le prove generali per un network universitario italiano sono cominciate davvero.

Gianluigi Zarantonello

Team Building, risorsa vincente per le aziende

Esiste una tendenza generale nel mondo aziendale italiano, a scaricare su presunte crisi di mercato e contingenze economiche, limiti che ci siamo creati, capaci di bloccare lo sviluppo e vanificare ogni opportunità di crescita. Questa tendenza riscontrata sul campo è avvalorata dalla sua esperienza di consulente?

Assolutamente sì, soprattutto nel senso che chi lavora in azienda spesso manifesta una certa passività contingente e si sente effetto piuttosto che causa degli accadimenti quotidiani. Corsi di formazione orientati al recupero del proprio stile di leadership, insegnano a sentirsi pro-attivi e capaci d’influenzare positivamente l’ambiente che ci circonda.

Questo per l’imprenditore e per il manager, ma cosa si può fare per i collaboratori ?

Sicuramente investire su un evento formativo di team building, con l’idea di costruire intorno alla propria squadra il futuro della propria azienda.

Che cosa è esattamente un evento di team building ?

E’ un momento importante per un’azienda, anche piccola, che intenda investire sul capitale umano, cioè sui collaboratori. Si realizzano delle riunioni generali in agriturismi o relais e si conduce un lavoro di formazione comportamentale in aula ed alcune attività outdoor con il pieno coinvolgimento di tutti i partecipanti. Simulazioni, giochi di gruppo, esperienze insolite, orientate a creare momenti di allegria, di coesione, ma anche di riflessione.

Una attività di team building è opportuna in una piccola impresa magari a gestione familiare ?

Non ci sono limiti connessi alla taglia dell’azienda se il team building serve a consolidare la coesione della famiglia, a superare incomprensioni, ad affrontare cambiamenti o momenti di crescita. Ho condotto programmi di team building per aziende di 15 persone con risultati molto confortanti e con una partecipazione sorprendente.

Quale strumento ritiene più idoneo per l’azienda che volesse fare una prima esperienza di team building ?

Non occorre un investimento d’ingenti risorse e non esiste uno strumento migliore di altri. Occorre piuttosto affidarsi a specialisti che sappiano calibrare il peso più formativo o più ricreativo dell’evento. Le attività di team building sono una forte risorsa per la motivazione delle reti di vendita soprattutto quando viene a mancare un leader sensibile al malessere che suscita ogni cambiamento.

Quanto costa organizzare un evento di questo tipo ?

Molto meno che gratificare economicamente una tantum i propri collaboratori, con un ritorno in motivazione e senso di appartenenza che ha durata indefinita.

Quali aziende non sono portate per la formazione di questo tipo ?

Quelle che non credono negli uomini che ogni giorno creano valore per quella azienda, non solo come fatturato, ma anche come immagine, senso di appartenenza, rispettabilità.

GIANLUIGI ZARANTONELLO

Links

www.leonardofrontani.comwww.twt-team.it

Il marketing sul web

Buongiorno Stefano. Tu sei il titolare di Enteractive, ci parli un pò della tua attività?
Mi occupo di comunicazione a vario titolo da qualche anno, quando iniziai collaborare con alcune aziende per seguire la loro presenza sul web. Negli anni molto è cambiato, ora l’area di attività si è estesa e posso fare affidamento sulle relazioni instaurate con un buon numero di collaboratori. Sviluppo web, marketing on-line e comunicazione d’impresa sono i settori principali in cui operiamo attraverso un “network collaborativo”. Posso con certezza affermare che la scelta di mantenere una struttura a rete ci ha consentito fino ad oggi di raggiungere la soddisfazione del cliente con ottimi livelli in termini di efficienza, efficacia e soprattutto economicità delle nostre soluzioni.

Tu ti occupi di marketing sul web,quali sono gli strumenti e le tecniche più innovativi e promettenti?
Come posizionamento organico, quello che si ottiene lavorando sul sito e ottimizzandolo al meglio per “prepararlo” alla visita degli spider, gli strumenti non sono cambiati. Titoli delle pagine, nomi dei files HTML, tag ALT e TITLE per immagini e links e gli altri meta-tags consentono ancora di ottenere i migliori risultati in termini di posizionamento sui motori di ricerca. La difficoltà, e quindi la bravura, sta nel come si combinano tra loro. Sempre utilizzato è il paid listing, ovvero il posizionamento a pagamento, che però giudico meno affidabile per l’utente perché non garantisce l’aderenza dei contenuti del sito a ciò che si cerca sul motore: se un’agenzia immobiliare vuole comparire per la keyphrase “gelateria a Jesolo” può benissimo farlo, l’utente però sarà deluso dal risultato. Per non dimenticare poi i cosiddetti “click fraudolenti”, ma questa è un’altra faccenda. L’e-mail mktg rimane, infine,  lo strumento principe del marketing on-line, con le dovute accortezze per non essere considerati “posta spazzatura” dai software anti-spam si riescono ad avere una penetrazione ed una relazione one-to-one maggiori rispetto agli altri strumenti di promozione.
Vi sarebbe, inoltre, da affrontare l’interessantissimo strumento dell’Advergame e i suoi vantaggi rispetto al banner per quanto concerne il branding, ma sarebbe un discorso lungo, ne potremo parlare un’altra volta.

Parliamo un pò del mercato,quello italiano è maturo o no? quali sono le difficoltà più frequenti con i clienti?
Dopo un primo periodo in cui si era sviluppato il pay-per-impression, col quale l’investimento di marketing era slegato dai risultati della campagna, il mercato si è oggi orientato ad una remunerazione per performance (per click, registrazioni, acquisti, …). In Italia restiamo, potremmo dire come al solito, sempre un passo indietro rispetto ai nostri vicini europei, i cui mercati sono più maturi e consapevoli. Nonostante ciò dai dati di mercato notiamo comunque la riconferma delle keywords e la crescita di banner e sponsorizzazioni. All’impresa italiana bisogna far capire che i risultati si possono ottenere anche con investimenti di media entità, non necessariamente acquistando banner su Virgilio… Forse è proprio questa la difficoltà in Italia, non è ancora chiaro che il marketing on-line non è solo advertising on-line, non basta comprare keywords, acquistare spazi su qualche sito per ottenere risultati. L’approccio deve essere più strategico, e per questo bisogna affidarsi a professionisti del settore e magari saper aspettare qualche mese per vedere i primi buoni risultati. Sta finalmente maturando la consapevolezza del valore del web e internet è sempre più inserito nei media-mix delle aziende italiane.

Tu collabori con Connecting-Managers, quanto è importante secondo te fare network sul web?
Più che importante lo definisco fondamentale. Come si potrebbe non “fare rete” sulla rete?! Al di là del gioco di parole, persone e organizzazioni devono tenere conto della necessità di collaborare, scambiarsi competenze ed esperienze, confrontarsi con gli altri e magari procurarsi contatti di business a vicenda. La relazione è la leva su cui oggi punta il marketing, siamo passati dal marketing transazionale al marketing relazionale ormai da tempo e poter contare su relazioni stabili e proficue è dunque un importante fonte di vantaggio competitivo, siano esse colleghi, partners e collaboratori, altre imprese o clienti. Fare co-marketing oggi è quindi una pratica indispensabile per le imprese e il network di Connecting-managers assolve appieno a questa necessità.

Grazie, e buon lavoro!

GIANLUIGI ZARANTONELLO

L’open source per le aziende e la comunicazione

Buongiorno Dott. Sciabarrà, Lei è l’amministratore delegato di ePrometeus, ci racconta qualcosa della Sua azienda?
Buongiorno a Lei. ePrometeus nasce nel 1999 dall’incontro tra la mia attività di consulenza e la competenza nella gestione di una impresa internet provider della fondatrice, Mirella Di Girolamo, ai quali si aggiunge la lunga esperienza nella creazione e gestione di società di Giulio Luciani.  Fin dall’inizio ci siamo orientati verso l’utilizzo di soluzioni innovative, io avevo appena scritto il mio primo libro, Linux e Programmazione Web, parlando dunque con grande anticipo sui tempi di  OpenSource per le aziende. Il nostro primo lavoro fu la realizzazione di un portale per webmaster che poi si trasformò in un completo sito per il commercio elettronico,  completamente realizzato in tecnologia Open Source usando il linguaggio PHP, ai tempi inusuale. Negli anni successivi poi ci siamo specializzati nella realizzazione di soluzioni su misura che oggi sono la nostra forza.

Lei è un grande esperto di Open Source, ritiene che oggi le potenzialità di queste tecnologie siano comprese dalle aziende?
Sicuramente qualcosa sta cambiando ma la strada da fare è ancora molta. Vede, il software a codice aperto è ancora visto come qualcosa da “smanettoni” e dunque suscita diffidenza, così come le aziende che se ne occupano, come noi. In realtà invece le soluzioni Open Source oggi sono sempre più affidabili, girano su tutte le piattaforme e offrono opportunità veramente interessanti anche per un pubblico business. L’altro grande equivoco poi è quello dei costi, non è vero che l’Open Source sia gratis, lo sono i linguaggi ed i programmi che non hanno licenza, il lavoro di installazione e tutte le modifiche necessarie ad un prodotto su misura però sono il frutto del lavoro di professionisti, che naturalmente vanno retribuiti. Diciamo quindi che il codice aperto consente un risparmio economico non trascurabile per la mancanza di costi di licenza ma ha anch’esso un prezzo, largamente compensato dai vantaggi che offre.

Ci può fare un esempio di tali vantaggi, magari partendo dalla Vostra attività?
Certo, come le dicevo prima noi realizziamo soluzioni su misura, questo vuol dire che partendo da dei materiali di cui già disponiamo per un certo tipo di prodotto (un sito e-commerce, un cms o quant’altro) siamo in grado di realizzare una soluzione fatta realmente per le precise esigenze del nostro cliente. Siamo un po’ i sarti del software, in questo modo riduciamo praticamente a zero quello che gli studiosi di marketing chiamano il “sacrificio del cliente”, dato dalla necessità di adattarsi ad un prodotto pensato non per lui ma per un segmento di mercato in cui lui rientra. C’è poi il vantaggio della flessibilità, le soluzioni che realizziamo si possono sempre adeguare e modificare seguendo la crescita ed il percorso del nostro cliente. Tutto questo ha naturalmente un costo che però viene ampiamente ripagato in breve tempo dai grandi vantaggi di avere un’applicazione fatta apposta per le proprie esigenze.

In conclusione Lei come vede lo sviluppo del settore Open Source per le aziende ed il business in generale?
Credo che ci siano grandissimi margini di sviluppo, fuori dall’ambito imprenditoriale e d’impresa ormai il codice aperto è una realtà che sforna continuamente prodotti di grandissima qualità che poi vengono migliorati di continuo dalla comunità degli sviluppatori. Penso che sia assurdo che le imprese non possano godere anch’esse di questi vantaggi, l’importante è che si avvicinino a questo settore con un’idea corretta dei costi e  rivolgendosi a dei professionisti qualificati. In questo modo potranno ottenere un risparmio economico combinato con un prodotto realmente adatto alle loro esigenze. E non mi pare poco.

La ringrazio molto, e alla prossima…

Gianluigi Zarantonello

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