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Il Blog di Gianluigi Zarantonello. Strategia, digital transformation, tecnologia e marketing nell'ecosistema digitale

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La Ai generativa non è una tecnologia che vive da sola…

Come sta evolvendo davvero l’intelligenza artificiale generativa e quanto successo ha davvero?

Una domanda che non ha una risposta così semplice come sembra.

E, soprattutto, che non si dovrebbe cercare solo nelle singole applicazioni più famose.

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Chi ha ucciso il Chief Metaverse? Lo stesso che ucciderà il Chief AI Officer…

Ho già avuto modo di scrivere di recente sul fatto che certi cicli di crescita e disillusione sono esistiti da sempre nella tecnologia, soprattutto quando essa ha un forte impatto organizzativo e trasformativo, ma che negli ultimi anni questo ciclo ha vissuto un’accelerazione pazzesca.

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Anche nell’innovazione più spinta ci sono alcune cose che non cambiano…

Nel mio libro Marketing Technologist. Trasformare l’azienda con i clienti al centro tre anni fa (quattro contando la stesura) ho provato a mettere insieme alcuni concetti presi sia della letteratura sulla Martech che dall’esperienza personale per delineare un ragionamento di come gestire il rapporto tra tecnologia e (in quel caso) un dominio aziendale come il marketing.

Nel partecipare all’ottimo evento Metaverse x Luxury Symposium di Limitless for Innovation del 26 giugno a Napoli ho avuto modo di riflettere come alcuni dei punti che ho stressato nel libro e in molti altri post qui sul blog e sul mio canale Telegram siano profondamente veri anche quando dalla Martech “tradizionale” (!) ci spostiamo in diversi altri campi dell’innovazione.

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Chi ha paura della tecnologia (edizione 2023)?

In queste settimane si è parlato molto di opportunità e rischi dell’evoluzione tecnologica a partire dalla grande notorietà mediatica che ha raggiunto l’intelligenza artificiale generativa, come prima di essa diversi ambiti Web3 quali il metaverso e (periodicamente) le criptovalute e i relativi exchange (specie quando crollano).

Non sono mancati i colpi di scena come ad esempio la lettera firmata da Elon Musk e da vari altri esperti ed accademici che hanno chiesto una sospensione di sei mesi dello sviluppo dell’intelligenza artificiale piuttosto che le vicende del Garante per la privacy italiano che con le sue richieste di chiarimento ha innescato una sospensione dell’erogazione dei servizi di chat CPT nel nostro paese, con relativo turbinio di polemiche.

Ma dobbiamo avere paura della tecnologia? La mia risposta tende decisamente al no ma non è così univoca come può sembrare.

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L’AI, il metaverso e la capacità di unire i puntini quando si fa innovazione

Non passa giorno in cui non si discuta animatamente di intelligenza artificiale, di metaverso e di altri temi a forte carattere tecnologico che però sono diventati di dominio pubblico, almeno sul piano della conversazione (già diverso probabilmente è il tema della loro reale comprensione).

Siamo entrati in un’epoca nuova? Sicuramente stiamo assistendo a cambiamenti che sono destinati ad incidere in modo rilevante nella nostra vita per i prossimi anni a venire, tuttavia mi piace fare qualche considerazione che va al di là delle più classiche headline che leggiamo ogni giorno.

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Il cloud non è (solo) un fatto di costi, è un tema di cambiamento

Il cloud non è un tema tecnologico.

Il cloud non è un tema di risparmio dei costi.

Il cloud è un tema di trasformazione aziendale verso una maggiore agilità.

Prendo spunto da questa infografica dell’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano per mettere assieme alcuni stimoli raccolti in varie situazioni nell’ultimo mese. Continua a leggere “Il cloud non è (solo) un fatto di costi, è un tema di cambiamento”

Italia 2015, un paese sempre più digitale. Voi siete pronti? [Infografica]

L’Italia, nonostante tutto, diventa sempre più digitale: lo dice l’infografica qui sotto con cui voglio iniziare la settimana, tratta dalla ricerca European+ Digital Behaviour Study di ContactLab.

Gli spunti sono tanti e sono caratterizzati da luci (tassi di crescita) e ombre (confronti con altri paesi), da parte mia introduco la lettura dei dati solo con alcune note:

  1. Cresce l’utilizzo del mobile e in generale quello di vari device usati in combinazione (+150%), confermando quell’approccio sempre più multicanale di cui ho già avuto modo di parlare recentemente;
  2. Pur con considerevole ritardo, stiamo diventando confidenti rispetto agli acquisti online (+43%), come racconta anche l’ultimo rapporto dell’Osservatorio E-Commerce b2c;
  3. L’email, nonostante tutte le teorie a riguardo, tiene botta tra gli utenti internet regolari e, oltre ad essere usata dal 95% del campione, presenta ancora tassi importanti di persone (82%) che sono iscritte ad almeno una newsletter. Qui il tema resta sempre l’utilizzo corretto del canale.

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Senza entrare ulteriormente nel dettaglio quindi trovo che questa crescita abbia di sano il suo aspetto di ecosistema, in cui alcune tecnologie (es. mobile) contribuiscono allo sviluppo di altri canali (es. e-commerce) e al loro raccordo con quelli più tradizionali, come ad esempio il negozio fisico ma anche la televisione nel caso del second screen.

Rispetto all’offerta lato business, e aziende hanno un rapporto conflittuale con il digital in genere (vedi la nicchia del social ad esempio), non da ultimo perché lo inquadrano come sfera a parte invece che come componente trasversale e capillare della strategia e della trasformazione organizzativa.

L’entusiasmo c’è, l’evoluzione del mercato pure: ora è tempo di guardare alla multicanalità in modo maturo e professionale.

Location Is (Still) Everything The Surprising Influence of the Real World on How We Search, Shop, and Sell in the Virtual One

Location Is (Still) Everything. The Surprising Influence of the Real World on How We Search, Shop, and Sell in the Virtual One è un libro di David R. Bell, professore a Wharton, uscito per Amazon Publishing nel 2014.

location is still everything
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Il vostro ecosistema digitale deve essere fatto di fuochi di artificio o di integrazione fluida e invisibile?

Perché questo titolo? Beh dopo ormai 15 anni di onorato servizio nell’ambito del digital marketing prima e dell’ecosistema digitale poi non posso non notare che tanti progetti che usano la tecnologia ancora oggi sono di breve periodo, notiziabili e…senza un piano su ciò che avverrà dopo.

Non c’è niente di male a sparare i fuochi d’artificio, anzi!

Avrete sentito parlare del ciclo di hype, spesso anche da me: le tecnologie e le innovazioni che hanno un impatto sociale e sulla vita delle persone infatti raramente sfuggono a questo percorso. Siccome nel mondo multicanale ci deve conquistare una reputazione e una visibilità che non sempre può essere ereditata da quella che abbiamo nella nostra tradizionale attività di business, cavalcare l’hype è una capacità importante.

Come sopravvivere alle mode digitali: cavalcare l'hype senza farsi travolgere

Cavalcare poi non vuol dire sposare qualsiasi cosa per sentito dire, senza considerare i nostri clienti e tutti i fattori in campo, sia chiaro, tuttavia essere pionieri aiuta molto, a volte anche a prescindere dai risultati sui KPI che non siano quelli sulla visibilità. Insomma, ogni tanto centrare il momento giusto per un’iniziativa che possa essere poi integrata in seguito è utile, anche verso l’interno della vostra organizzazione, per dare forza e visibilità alle vostre cause.

I tempi però sono maturi per qualcosa di più

Non ho usato a caso il termine ecosistema. Ancora 5-6 anni fa si poteva pensare a progetti slegati da qualsiasi contesto tecnologico dell’azienda, oggi questo è molto meno fattibile perché la nostra reputazione e la customer experience passano attraverso la coerenza e la consistenza di tutti i punti di contatto che offriamo. Continua a leggere “Il vostro ecosistema digitale deve essere fatto di fuochi di artificio o di integrazione fluida e invisibile?”

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