Le radio universitarie sono una realtà non solo nel Nord America o nel Regno Unito, ma anche in Italia. Chiediamo a Romeo Perrotta, presidente di RadUni, l’associazione degli operatori radiofonici universitari, di illustrarci alcuni aspetti di questo fenomeno per quanto riguarda il nostro paese.
In tempi recenti il panorama della radiofonia universitaria è diventato più ampio e articolato: basti pensare che solo nel 2006 sono state inaugurate le web radio dell’Università di Catania (“Radio Zammù”), di Roma Luiss (“Radio Luiss”) e dell’Università di Napoli Federico II (“Radio F2”), mentre all’inizio del nuovo anno comincerà a trasmettere la radio on line dell’Università di Torino. In tutto contiamo una quindicina di esperienze e oltre quattrocento studenti che collaborano a queste iniziative. E’interessante rilevare la varietà dei canali impiegati (filodiffusione, Internet, l’etere), ma anche l’eterogeneità degli “editori”: in alcuni casi le radio universitarie nascono in seno all’Ateneo, in altri per iniziativa di un singolo Dipartimento o per impulso di un’associazione studentesca. In altri ancora, infine, è l’ente per il diritto allo studio a finanziare direttamente il progetto.
Hai fatto riferimento a Radio Luiss. Qualcuno è rimasto sorpreso per il livello degli investitori che hanno finanziato questa radio. Tu che ne pensi?
A me sembra un dato positivo che delle grosse aziende abbiano puntato su questo progetto. Dimostra che le radio universitarie esprimono un potenziale formativo e comunicativo su cui vale la pena scommettere. Mi auguro che, sulla falsariga di questo esempio, altri sponsor possano decidere di finanziare nuove iniziative in altre realtà.
Quest’anno è nata RadUni, l’associazione degli operatori radiofonici universitari. Quali sono le finalità dell’associazione?
La nostra ambizione è poter realizzare vero e proprio network universitario. In questa prospettiva ci adoperiamo per favorire la nascita di nuove emittenti in altri atenei e per diventare un punto di riferimento dei circuiti che già trasmettono. Inoltre, attraverso la promozione di progetti innovativi nell’ambito della didattica e della comunicazione, RadUni vuole dare impulso alla ricerca e alla sperimentazione di linguaggi e di modelli espressivi, agevolare la formazione degli studenti e il loro inserimento professionale. Anche per questi motivi guardiamo con interesse agli sviluppi della radiofonia digitale.
Quali attività avete promosso finora?
Lo scorso settembre abbiamo lanciato il “RadUni News” (scaricabile da www.raduni.org), un format settimanale di informazione radiofonica universitaria: otto diverse radio partecipano alla realizzazione della rubrica e la trasmettono poi simultaneamente il mercoledì alle 18.45. Insomma, le prove generali per un network universitario italiano sono cominciate davvero.