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Il Blog di Gianluigi Zarantonello. Strategia, digital transformation, tecnologia e marketing nell'ecosistema digitale

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Interviste

Prove generali di network radiofonico universitario…

Le radio universitarie sono una realtà non solo nel Nord America o nel Regno Unito, ma anche in Italia. Chiediamo a Romeo Perrotta, presidente di RadUni, l’associazione degli operatori radiofonici universitari, di illustrarci alcuni aspetti di questo fenomeno per quanto riguarda il nostro paese.

In tempi recenti il panorama della radiofonia universitaria è diventato più ampio e articolato: basti pensare che solo nel 2006 sono state inaugurate le web radio dell’Università di Catania (“Radio Zammù”), di Roma Luiss (“Radio Luiss”) e dell’Università di Napoli Federico II (“Radio F2”), mentre all’inizio del nuovo anno comincerà a trasmettere la radio on line dell’Università di Torino. In tutto contiamo una quindicina di esperienze e oltre quattrocento studenti che collaborano a queste iniziative. E’interessante rilevare la varietà dei canali impiegati (filodiffusione, Internet, l’etere), ma anche l’eterogeneità degli “editori”: in alcuni casi le radio universitarie nascono in seno all’Ateneo, in altri per iniziativa di un singolo Dipartimento o per impulso di un’associazione studentesca. In altri ancora, infine, è l’ente per il diritto allo studio a finanziare direttamente il progetto.

Hai fatto riferimento a Radio Luiss. Qualcuno è rimasto sorpreso per il livello degli investitori che hanno finanziato questa radio. Tu che ne pensi?

A me sembra un dato positivo che delle grosse aziende abbiano puntato su questo progetto. Dimostra che le radio universitarie esprimono un potenziale formativo e comunicativo su cui vale la pena scommettere. Mi auguro che, sulla falsariga di questo esempio, altri sponsor possano decidere di finanziare nuove iniziative in altre realtà.

Quest’anno è nata RadUni, l’associazione degli operatori radiofonici universitari. Quali sono le finalità dell’associazione?

La nostra ambizione è poter realizzare vero e proprio network universitario. In questa prospettiva ci adoperiamo per favorire la nascita di nuove emittenti in altri atenei e per diventare un punto di riferimento dei circuiti che già trasmettono. Inoltre, attraverso la promozione di progetti innovativi nell’ambito della didattica e della comunicazione, RadUni vuole dare impulso alla ricerca e alla sperimentazione di linguaggi e di modelli espressivi, agevolare la formazione degli studenti e il loro inserimento professionale. Anche per questi motivi guardiamo con interesse agli sviluppi della radiofonia digitale.

Quali attività avete promosso finora?

Lo scorso settembre abbiamo lanciato il “RadUni News” (scaricabile da www.raduni.org), un format settimanale di informazione radiofonica universitaria: otto diverse radio partecipano alla realizzazione della rubrica e la trasmettono poi simultaneamente il mercoledì alle 18.45. Insomma, le prove generali per un network universitario italiano sono cominciate davvero.

Gianluigi Zarantonello

Il Veneto e la sfida del Web

1) Buongiorno Dott. Guarise, lei è l’ideatore del network di siti Vene.To.it , ci parla un po’ della nascita e dello sviluppo di questa idea?

Buongiorno Gianluigi, il progetto Vene.To.it è nato quasi per caso nel maggio del 2001, quando tra un esame universitario e l’altro, decisi di aprire una finestra sul web dedicata alla nostra Regione per raccontare la nostra terra e i suoi abitanti, non solo al resto d’Italia, ma anche per mettere in contatto gli stessi veneti. All’inizio i contenuti e le visite furono assai modesti: meno di 200 visitatori mensili per pochi articoli di cucina, itinerari e “siti amici”. Non per questo la costanza venne meno e grazie a numerosi feedback riuscii di volta in volta a modificare la rotta. Nacquero così i progetti paralleli di Xerca.com, una web-directory di siti veneti, e b2Veneto.it, un’altra web-directory aziendale, mentre anche Vene.To.it cresceva di contenuti con nuove sezioni dedicate ai Musei e alle Biografie di personaggi illustri, oltre alle schede di ciascuno dei 581 comuni veneti. Alla fine del 2004 nacque la prima versione dell’Agenda di Vene.To.it, primo tentativo di offrire un ampio ventaglio di appuntamenti artistico-culturale. Il 2005 ha visto la nascita di Incastro, che sull’esempio di Google News, divenne uno dei primissimi web-aggregator di notizie provenienti da molteplici fonti d’informazione per dare un’ampia panoramica e sviscerare sotto diverse angolazioni la notizia. Il nuovo anno, siamo nel 2006, la visto il rilascio, in versione beta, di Bocia.it portale dedicato al mondo giovanile veneto. Un lento ma costante processo di crescita, quindi, ma sempre con un’idea precisa di contenuti e servizi che hanno fatto di Vene.To.it e del suo network uno tra i più importanti a livello regionale.

2) Possiamo fare qualche numero?

A febbraio 2006 possiamo parlare di circa 3.500 visitatori giornalieri per l’intero network con il diciottesimo mese consecutivo di crescita a due zeri; oltre 7.100 siti veneti recensiti in Xerca.com – più di Dmoz Veneto, ndr – ; oltre 450 notizie ogni mese su Incastro con un aumento significativo degli abbonati ai feed rss; e 300 eventi presenti ogni mese nell’Agenda di Vene.To.it. I numeri però come sempre non dicono tutto, sul web la realtà è molto complessa e facile a repentini mutamenti, però comunque sono moderatamente soddisfatto.

3) Il network si rivolge alla realtà regionale del Veneto, come vede la situazione del marketing e della comunicazione sul web in questo territorio?

La situazione del web veneto è assai complessa. Da un lato la penetrazione di internet, soprattutto per quanto concerne la banda larga, è assai al di là dall’offrire una copertura ottimale del territorio, e questo purtroppo è un problema assai grave e che deve trovare una risposta decisa e in tempi brevi. Per quanto riguarda invece il comparto business, come per il tradizionale tessuto economico veneto, anche sul web si ripete una frantumazione delle attività e dei servizi, in tante piccole realtà, che non sempre sanno valorizzare al meglio la singola azienda, in quanto utilizzano strumenti pensati più per un’ottica internazionale o nazionale più che a una valorizzazione dell’ambito locale. Non a caso indiscussi big come Google e Yahoo! hanno integrato i propri servizi – al momento attivi solo sul mercato americano – con nuove funzioni di ricerca “local”, e proprio in quest’ottica si posiziona Vene.To.it

4) Quali sono dunque i servizi che offrite alle aziende per la visibilità ed il web-marketing?

Attraverso Vene.To.it, e i siti ad esso collegati, siamo in grado di offrire un’ampia gamma di servizi sia per le aziende e gli enti che vogliono raggiungere un ampio target, sempre rivolto comunque al mercato veneto, sia per chi vuole raggiungere mercati di nicchia e più defilati.

Strumenti quali il mai defunto, e mai del tutto valorizzato, banner per la brand promotion; newsletter tematiche per l’e-mail marketing; redazionali e articoli dedicati per la promozione di determinati eventi o realtà aziendali, sono solo alcuni delle modalità più semplici per far conoscere al grande pubblico veneto, e non solo, eventi e realtà altrimenti destinati a mantenere un ambito troppo ristretto.

5) Quali sono i principali progetti per il prossimo futuro?

Beh il network di Vene.To.it è ben al di là dall’essere perfetto e completo, per questo sono in cantiere, seppur allo stato embrionale, diverse novità sia in termini di contenuti, che di servizi, molto dei quali suggeriti direttamente dai nostri utenti, che sono assai partecipi nel delineare cosa vorrebbero vedere nel loro portale preferito. Per non svelare troppo ti posso dire tre parole: blog, interattività e giornalismo diffuso.

Gianluigi Zarantonello

Team Building, risorsa vincente per le aziende

Esiste una tendenza generale nel mondo aziendale italiano, a scaricare su presunte crisi di mercato e contingenze economiche, limiti che ci siamo creati, capaci di bloccare lo sviluppo e vanificare ogni opportunità di crescita. Questa tendenza riscontrata sul campo è avvalorata dalla sua esperienza di consulente?

Assolutamente sì, soprattutto nel senso che chi lavora in azienda spesso manifesta una certa passività contingente e si sente effetto piuttosto che causa degli accadimenti quotidiani. Corsi di formazione orientati al recupero del proprio stile di leadership, insegnano a sentirsi pro-attivi e capaci d’influenzare positivamente l’ambiente che ci circonda.

Questo per l’imprenditore e per il manager, ma cosa si può fare per i collaboratori ?

Sicuramente investire su un evento formativo di team building, con l’idea di costruire intorno alla propria squadra il futuro della propria azienda.

Che cosa è esattamente un evento di team building ?

E’ un momento importante per un’azienda, anche piccola, che intenda investire sul capitale umano, cioè sui collaboratori. Si realizzano delle riunioni generali in agriturismi o relais e si conduce un lavoro di formazione comportamentale in aula ed alcune attività outdoor con il pieno coinvolgimento di tutti i partecipanti. Simulazioni, giochi di gruppo, esperienze insolite, orientate a creare momenti di allegria, di coesione, ma anche di riflessione.

Una attività di team building è opportuna in una piccola impresa magari a gestione familiare ?

Non ci sono limiti connessi alla taglia dell’azienda se il team building serve a consolidare la coesione della famiglia, a superare incomprensioni, ad affrontare cambiamenti o momenti di crescita. Ho condotto programmi di team building per aziende di 15 persone con risultati molto confortanti e con una partecipazione sorprendente.

Quale strumento ritiene più idoneo per l’azienda che volesse fare una prima esperienza di team building ?

Non occorre un investimento d’ingenti risorse e non esiste uno strumento migliore di altri. Occorre piuttosto affidarsi a specialisti che sappiano calibrare il peso più formativo o più ricreativo dell’evento. Le attività di team building sono una forte risorsa per la motivazione delle reti di vendita soprattutto quando viene a mancare un leader sensibile al malessere che suscita ogni cambiamento.

Quanto costa organizzare un evento di questo tipo ?

Molto meno che gratificare economicamente una tantum i propri collaboratori, con un ritorno in motivazione e senso di appartenenza che ha durata indefinita.

Quali aziende non sono portate per la formazione di questo tipo ?

Quelle che non credono negli uomini che ogni giorno creano valore per quella azienda, non solo come fatturato, ma anche come immagine, senso di appartenenza, rispettabilità.

GIANLUIGI ZARANTONELLO

Links

www.leonardofrontani.comwww.twt-team.it

Una radio in Ateneo

Buongiorno Romeo, tu sei stato per quattro anni station manager di Facoltà di Frequenza, la radio universitaria di Siena su cui hai da poco pubblicato un libro. Ci racconti in breve la storia della radio?

Facoltà di frequenza è il frutto di una sfida intrapresa dall’Università di Siena alla fine degli anni Novanta quando, in una fase di grande trasformazione del sistema universitario italiano, fu chiaro che la comunicazione (interna ed esterna) avrebbe dovuto svolgere un ruolo strategico. In questo clima di profondo cambiamento l’Ateneo senese ritenne opportuno dotarsi di una serie di strumenti tra cui la radio. Riflettendo in termini di comunicazione integrata, si intuì che il canale radiofonico avrebbe potuto avvicinare l’istituzione universitaria alla propria comunità e in questo senso l’esperienza consolidata dai campus anglosassoni sembrava incoraggiante. Oltre che informare gli studenti, i docenti e gli amministrativi sulle iniziative e attività promosse dall’Ateneo, la radio avrebbe potuto attivare un confronto più partecipativo all’interno della realtà universitaria e contribuire al radicamento nel territorio. Facoltà di frequenza – passata da notiziario di pochi minuti (nel ’99) a radio on line (nel 2000 su www.facoltadifrequenza.it) fino all’accesso nell’etere sui 99.4 – può considerarsi oggi un riferimento centrale per la comunità universitaria senese.

Quali sono le peculiarietà di una radio universitaria rispetto ad una privata o ad una comunitaria?

La radio universitaria non si propone di fare profitti e quindi non può essere equiparata a una emittente privata. Può invece essere assimilata a una radio comunitaria per la sua natura no profit, per il forte grado di coinvolgimento degli ascoltatori all’interno dei programmi, per una proposta di contenuti generalmente in sintonia con i bisogni della comunità a cui si rivolge. Va detto che l’etichetta “radio comunitaria” viene adoperata per indicare realtà molto differenti da paese a paese: in Italia essa si riferisce generalmente alle emittenti confessionali, alle radio di movimento e alle radio di partito; altrove, queste emittenti sono espressione di una minoranza etnica e linguistica e hanno il compito di veicolare i valori culturali che le sono propri. Detto questo le radio comunitarie si caratterizzano anche per una partecipazione diretta degli ascoltatori anche nella gestione, direzione e finanziamento di un’emittente, cosa che non appartiene – almeno per il momento – a una realtà come Facoltà di frequenza. A Siena, in altre parole, l’editore non è la comunità, ma l’Ateneo.

Facoltà di Frequenza è ancora oggi l’unica radio con un palinsesto giornaliero completo in Italia, perché secondo te queste esperienze stentano un pò? E quali sono le prospettive più interessanti per il futuro, anche considerando le nuove tecnologie?

Nell’ultimo anno, a dire il vero, gli atenei italiani hanno dimostrato un interesse più concreto verso le esperienze di radiofonia universitaria: a parte Siena, sono maturate realtà come Verona, Teramo, Padova e Trento. Ultimamente sono in corso delle sperimentazioni a Foggia e Catania, oltre che a Torino. A Roma si annunciano grandi novità in questo senso per il prossimo anno. Insomma, i segnali incoraggianti non mancano ed è vero che un coordinamento (di cui si sta discutendo già da alcune settimane) potrebbe sensibilizzare altre università a dar vita a nuove campus radio. Le tecnologie digitali, infine, potrebbero consentire un fitto scambio di contenuti e di esperienze, oltre che l’avvio di nuovi progetti (con il coinvolgimento di partner pubblici e privati anche in ambito europeo) che esalterebbero il potenziale didattico di questi laboratori di comunicazione.

Facoltà di Frequenza è una bella esperienza di comunicazione (pubblica), cosa ne pensi invece delle community e dei social network della comunicazione, come Comunitazione o Connecting-Managers? Quanto possono giovare a questo settore nel nostro paese?

Sono iniziative molto utili in quanto consentono a quanti vogliano lavorare nel mondo della comunicazione di potersi aggiornare, di aprirsi a nuove opportunità, di entrare in contatto con persone che nutrono interessi simili. La predisposizione a “fare network” è sempre più strategica nel nostro settore: certi risultati e certe ambizioni possono essere sostenuti infatti soltanto su questo terreno attraverso una competizione collaborativa.

Ciao, a presto e grazie per le tue risposte

Gianluigi Zarantonello

Il marketing sul web

Buongiorno Stefano. Tu sei il titolare di Enteractive, ci parli un pò della tua attività?
Mi occupo di comunicazione a vario titolo da qualche anno, quando iniziai collaborare con alcune aziende per seguire la loro presenza sul web. Negli anni molto è cambiato, ora l’area di attività si è estesa e posso fare affidamento sulle relazioni instaurate con un buon numero di collaboratori. Sviluppo web, marketing on-line e comunicazione d’impresa sono i settori principali in cui operiamo attraverso un “network collaborativo”. Posso con certezza affermare che la scelta di mantenere una struttura a rete ci ha consentito fino ad oggi di raggiungere la soddisfazione del cliente con ottimi livelli in termini di efficienza, efficacia e soprattutto economicità delle nostre soluzioni.

Tu ti occupi di marketing sul web,quali sono gli strumenti e le tecniche più innovativi e promettenti?
Come posizionamento organico, quello che si ottiene lavorando sul sito e ottimizzandolo al meglio per “prepararlo” alla visita degli spider, gli strumenti non sono cambiati. Titoli delle pagine, nomi dei files HTML, tag ALT e TITLE per immagini e links e gli altri meta-tags consentono ancora di ottenere i migliori risultati in termini di posizionamento sui motori di ricerca. La difficoltà, e quindi la bravura, sta nel come si combinano tra loro. Sempre utilizzato è il paid listing, ovvero il posizionamento a pagamento, che però giudico meno affidabile per l’utente perché non garantisce l’aderenza dei contenuti del sito a ciò che si cerca sul motore: se un’agenzia immobiliare vuole comparire per la keyphrase “gelateria a Jesolo” può benissimo farlo, l’utente però sarà deluso dal risultato. Per non dimenticare poi i cosiddetti “click fraudolenti”, ma questa è un’altra faccenda. L’e-mail mktg rimane, infine,  lo strumento principe del marketing on-line, con le dovute accortezze per non essere considerati “posta spazzatura” dai software anti-spam si riescono ad avere una penetrazione ed una relazione one-to-one maggiori rispetto agli altri strumenti di promozione.
Vi sarebbe, inoltre, da affrontare l’interessantissimo strumento dell’Advergame e i suoi vantaggi rispetto al banner per quanto concerne il branding, ma sarebbe un discorso lungo, ne potremo parlare un’altra volta.

Parliamo un pò del mercato,quello italiano è maturo o no? quali sono le difficoltà più frequenti con i clienti?
Dopo un primo periodo in cui si era sviluppato il pay-per-impression, col quale l’investimento di marketing era slegato dai risultati della campagna, il mercato si è oggi orientato ad una remunerazione per performance (per click, registrazioni, acquisti, …). In Italia restiamo, potremmo dire come al solito, sempre un passo indietro rispetto ai nostri vicini europei, i cui mercati sono più maturi e consapevoli. Nonostante ciò dai dati di mercato notiamo comunque la riconferma delle keywords e la crescita di banner e sponsorizzazioni. All’impresa italiana bisogna far capire che i risultati si possono ottenere anche con investimenti di media entità, non necessariamente acquistando banner su Virgilio… Forse è proprio questa la difficoltà in Italia, non è ancora chiaro che il marketing on-line non è solo advertising on-line, non basta comprare keywords, acquistare spazi su qualche sito per ottenere risultati. L’approccio deve essere più strategico, e per questo bisogna affidarsi a professionisti del settore e magari saper aspettare qualche mese per vedere i primi buoni risultati. Sta finalmente maturando la consapevolezza del valore del web e internet è sempre più inserito nei media-mix delle aziende italiane.

Tu collabori con Connecting-Managers, quanto è importante secondo te fare network sul web?
Più che importante lo definisco fondamentale. Come si potrebbe non “fare rete” sulla rete?! Al di là del gioco di parole, persone e organizzazioni devono tenere conto della necessità di collaborare, scambiarsi competenze ed esperienze, confrontarsi con gli altri e magari procurarsi contatti di business a vicenda. La relazione è la leva su cui oggi punta il marketing, siamo passati dal marketing transazionale al marketing relazionale ormai da tempo e poter contare su relazioni stabili e proficue è dunque un importante fonte di vantaggio competitivo, siano esse colleghi, partners e collaboratori, altre imprese o clienti. Fare co-marketing oggi è quindi una pratica indispensabile per le imprese e il network di Connecting-managers assolve appieno a questa necessità.

Grazie, e buon lavoro!

GIANLUIGI ZARANTONELLO

L’open source per le aziende e la comunicazione

Buongiorno Dott. Sciabarrà, Lei è l’amministratore delegato di ePrometeus, ci racconta qualcosa della Sua azienda?
Buongiorno a Lei. ePrometeus nasce nel 1999 dall’incontro tra la mia attività di consulenza e la competenza nella gestione di una impresa internet provider della fondatrice, Mirella Di Girolamo, ai quali si aggiunge la lunga esperienza nella creazione e gestione di società di Giulio Luciani.  Fin dall’inizio ci siamo orientati verso l’utilizzo di soluzioni innovative, io avevo appena scritto il mio primo libro, Linux e Programmazione Web, parlando dunque con grande anticipo sui tempi di  OpenSource per le aziende. Il nostro primo lavoro fu la realizzazione di un portale per webmaster che poi si trasformò in un completo sito per il commercio elettronico,  completamente realizzato in tecnologia Open Source usando il linguaggio PHP, ai tempi inusuale. Negli anni successivi poi ci siamo specializzati nella realizzazione di soluzioni su misura che oggi sono la nostra forza.

Lei è un grande esperto di Open Source, ritiene che oggi le potenzialità di queste tecnologie siano comprese dalle aziende?
Sicuramente qualcosa sta cambiando ma la strada da fare è ancora molta. Vede, il software a codice aperto è ancora visto come qualcosa da “smanettoni” e dunque suscita diffidenza, così come le aziende che se ne occupano, come noi. In realtà invece le soluzioni Open Source oggi sono sempre più affidabili, girano su tutte le piattaforme e offrono opportunità veramente interessanti anche per un pubblico business. L’altro grande equivoco poi è quello dei costi, non è vero che l’Open Source sia gratis, lo sono i linguaggi ed i programmi che non hanno licenza, il lavoro di installazione e tutte le modifiche necessarie ad un prodotto su misura però sono il frutto del lavoro di professionisti, che naturalmente vanno retribuiti. Diciamo quindi che il codice aperto consente un risparmio economico non trascurabile per la mancanza di costi di licenza ma ha anch’esso un prezzo, largamente compensato dai vantaggi che offre.

Ci può fare un esempio di tali vantaggi, magari partendo dalla Vostra attività?
Certo, come le dicevo prima noi realizziamo soluzioni su misura, questo vuol dire che partendo da dei materiali di cui già disponiamo per un certo tipo di prodotto (un sito e-commerce, un cms o quant’altro) siamo in grado di realizzare una soluzione fatta realmente per le precise esigenze del nostro cliente. Siamo un po’ i sarti del software, in questo modo riduciamo praticamente a zero quello che gli studiosi di marketing chiamano il “sacrificio del cliente”, dato dalla necessità di adattarsi ad un prodotto pensato non per lui ma per un segmento di mercato in cui lui rientra. C’è poi il vantaggio della flessibilità, le soluzioni che realizziamo si possono sempre adeguare e modificare seguendo la crescita ed il percorso del nostro cliente. Tutto questo ha naturalmente un costo che però viene ampiamente ripagato in breve tempo dai grandi vantaggi di avere un’applicazione fatta apposta per le proprie esigenze.

In conclusione Lei come vede lo sviluppo del settore Open Source per le aziende ed il business in generale?
Credo che ci siano grandissimi margini di sviluppo, fuori dall’ambito imprenditoriale e d’impresa ormai il codice aperto è una realtà che sforna continuamente prodotti di grandissima qualità che poi vengono migliorati di continuo dalla comunità degli sviluppatori. Penso che sia assurdo che le imprese non possano godere anch’esse di questi vantaggi, l’importante è che si avvicinino a questo settore con un’idea corretta dei costi e  rivolgendosi a dei professionisti qualificati. In questo modo potranno ottenere un risparmio economico combinato con un prodotto realmente adatto alle loro esigenze. E non mi pare poco.

La ringrazio molto, e alla prossima…

Gianluigi Zarantonello

Il valore del networking

Buongiorno Dott. Zanolli, benvenuto nel nostro sito.

Dopo il successo del Suo primo libro, “La grande differenza”, dedicato al raggiungimento delle proprie mete e del successo delle proprie azioni, Lei ha scritto un nuovo volume “Una soluzione intelligente”. Ci racconta qualcosa del nuovo libro?

Il libro è nato soprattutto di notte, compatibilmente con i miei impegni, come il precedente.

Il tema è quello del networking, inteso come creazione di relazioni fra le persone, sul lavoro come nella vita privata, basandosi sull’assunto che si può interagire proficuamente con l’altro traendone grande utilità senza depauperarlo né sfruttarlo.

Quest’ultimo punto è particolarmente importante.

Un rischio possibile nello scrivere il libro era quello di finire a parlare di multilevel marketing, una tecnica di vendita che però poco ha a che fare con il concetto di network che avevo in mente scrivendo il libro.

E’ anche importante sottolineare che quello di sviluppare reti di relazione utile per tutte le parti in causa non è solo un discorso filantropico, è un fatto razionale e produttivo, direi che discende dalla stessa evoluzione dell’uomo come animale gregario che si associa per superare le difficoltà della vita.

Come nasce l’idea di scrivere “Una soluzione intelligente”?

Il mio primo libro trattava i temi della crescita personale e del raggiungimento dei propri obiettivi, mi sembrava però riduttivo fermare il mio discorso al singolo senza considerare quest’ultimo come inserito in un contesto sociale e relazionale.

Nel tempo, nella mia esperienza personale, ho accumulato spunti circa l’importanza del networking nella vita e nel lavoro e ho deciso di metterli su carta nel modo più semplice possibile.

Io non mi considero un guru, mi limito solo a trasmettere quello che ho appreso nella mia esperienza personale in forma di un suggerimento che penso possa essere utile a tutti ma che il mio lettore è libero di seguire oppure no.

Lei è un manager, direttore vendite Italia della Diesel, quanto c’è della sua esperienza professionale in questo testo e quanto i contenuti raccolti in “Una soluzione intelligente” sono stati utili nel suo lavoro?

Come detto prima il libro nasce dalla vita vissuta e dal concreto quotidiano.

Una volta raccolte un minimo di competenze ed esperienze ho pensato di metterle su carta.

Se parliamo del mio lavoro poi devo dirLe che davvero per me non è concepibile svincolarlo dalla mia vita privata. Non riesco a concepire un individuo con due vite. Anzi la cosa mi sembra abbastanza comica Credo che se qualcuno ha bisogno di distinguere la propria vita in due, tre, quattro o più parti dovrebbe riflettere sul fatto che probabilmente ne sta facendo alcune che proprio non gli piacciono. Per questo nei miei libri si parla sempre di cose utili sia all’ambito privato sia a quello lavorativo senza una distinzione o una separazione netta nella trattazione.

Tornando in ogni caso al libro direi che la mia esperienza lavorativa è stata ed è importante, come per “La grande differenza”, e l’ambiente lavorativo in cui mi muovo mi dà sempre molti stimoli positivi.

Visto ci troviamo a parlare di networking Lei che cosa pensa di Connecting-Managers, il network relazionale del marketing e della comunicazione?

Connecting-Managers è uno degli esempi di networking che ho avuto modo di conoscere nella mia esperienza personale e mi ha dato, insieme con gli altri, l’ispirazione a scrivere il libro.

Dunque il giudizio è sicuramente positivo, anche perché Connecting-Managers mira sì a fare business ma vuole farlo passando prima per la creazione di proficue relazioni personali tra i suoi membri, che permettano di fondare il rapporto d’affari sulla fiducia personale e sulla reciprocità.

In più vedo molto bene la coesistenza e l’integrazione fra ondine (i moderni mezzi rendono molto più facile fare networking, anche a distanza) ed eventi e momenti di incontro offline, che permettono lo sviluppo di relazioni faccia a faccia, comprese quelle che erano partite online.

Si tratta di una dimostrazione che il network, se ben gestito, evidenzia come la natura umana non sia aggressiva, ma collaborativa e associativa. Siamo arrivati fin qui perché abbiamo condiviso. I geni, i capitani d’azienda , i grandi generali da soli non sono mai andati ne andranno lontani. Il Network è la chiave per lo sviluppo personale e delle comunità. L’alternativa è l’avvizzimento e il soffocamento, nella vita personale e nel business.

La ringrazio

Gianluigi Zarantonello

Leggi anche la recensione del libro >>

Sito web http://www.unasoluzioneintelligente.it

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